Insomma, sia la sinistra sia il M5S hanno come orizzonte dell’azione politica un capitalismo «dal volto umano». Senza affatto negare la possibilità di conquistare riforme parziali che migliorino le condizioni di vita e di lavoro, ritengo sia una prospettiva sbagliata ma, in questo momento, non discuto di riforme o di rivoluzione in generale, bensì della natura del M5S e del significato del suo successo elettorale.
E dunque, la differenza tra i partiti post-Pci e il M5S si riduce al fatto che la «rivoluzione democratica» del secondo, a differenza della «rivoluzione civile» propugnata dai forchettoni rossi, è veramente un attacco frontale alla casta politica del regime postdemocratico italiano, condotta da chi ha le carte in regola per farlo e che così è stato percepito da una parte importante dell’eletto Allora, se si mettono da parte le stupidaggini sul M5S «reazionario», «diversionista» o «criptofascista» si potranno definire meglio le contraddizioni nelle quali inizia a dibattersi insieme a una prospettiva politica che possa renderle feconde L’oggetto di questo articolo è l’interpretazione corrente a sinistra del M5S e del significato dei risultati di queste elezioni. Tuttavia, le questioni cruciali non sono la valutazione di Grillo e del M5S, ma la caratterizzazione dell’involuzione dei sistemi politici contemporanei, la prospettiva circa i rapporti tra lotta sociale e rappresentanza istituzionale, la decisione se il centrosinistra è oppure no un nemico di classe, in quanto formazione politica dell’imperialismo italiano al pari del centrodestra, la coerenza etico-politica. .http://utopiarossa.blogspot.it/2013/04/il-movimento-5-stelle-una-rivolta-nella.html
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