lunedì 27 gennaio 2014

Parole per Valerio - Monica per Carla -

Buona sera a tutti, ehm, scusate mi devo schiarire la voce. Ho fumato la mia Marlboro due minuti fa, il medico mi ha detto di non fumare, ho avuto tanti tumori sapete, mica solo uno, però mi piace fumare io gliel’ho detto. Lui vorrebbe che io campassi cento anni, quasi ci sono. Ecco vedete? Parlo al presente, ma chi se ne frega. Tanto io non sono morta. Perché qualcuno si ricorda che me ne sono andata? Io no, quindi per voi, anche se è passato qualcosa che è più di un anno non deve importare. Valerio e io. Valerio..
Insomma sì, Valerio e io non siamo mai morti. E non è un giochino della memoria che a tanti piace fare.
E mannaggia come sempre divago, lo diceva sempre Sardo. Ok ricominciamo. Posso accendermene un’altra? Andiamo in cucina che lì c’è l’aspiratore, l’ho fatto mettere nuovo che funziona una meraviglia! Ma prima devo andare a togliere dal sole le tartarughine, una è diventata enorme e aggressiva, non vorrei che mangiasse le altre…
Insomma sì sono morta e mi ricordo che ero imbottita di sonnifero, mi dicevano che era per il dolore, io no, voglio essere sveglia, vigile dicevo a quell’infermiera, lei zitta. Mi hanno sempre fatto infuriare certe persone che zitte fanno quello che dicono gli altri. Io non sono mai stata così, nemmeno quando mi sono sposata e allora essere mogli non è come adesso, ma niente affatto, figuriamoci con mia suocera che era una baronessa e mia madre bellissima. Io bellissima forse no, ma una rompiscatole, e per questo finirete per ricordarvi di me. Di me e di Valerio. Ho scritto un libro, l’avete letto? Andate a comprarlo, siete così giovani, tanto lontani da quegli anni. Andateci, qualcosa si capisce lì e di folgorante qualcosa succederà, questo lo dicevo sempre e ne sono sempre stata certa. Insomma dicevo, (si accende la sigaretta davvero stavolta), io ero incazzata nera. Un po’ con tutti, eh, nessuno escluso. Mi sono sempre battuta, anche prima di tutta questa brutta storia. Ho sempre avuto questo caratteraccio. Ma questo no, che me ne andassi prima che la verità venisse a galla, questo mi fa disperare e arrabbiare. Mi domando se è tutto questo veleno che non mi abbia ucciso. Credo proprio di sì. Eppure Valerio, se l’aveste conosciuto. Non perché era mio figlio sapete, ma era un ragazzo splendido. Tutte le mamme, non per immodestia, me lo invidiavano. Bello e intelligente. Un gran sportivo. E molto più avanti della sua età. Era un po’ come me, avesse preso da Sardo… quello che si metteva in testa faceva. Io una volta l’ho seguito in treno, lui se n’è accorto solo dopo. Era andato a una delle sue manifestazioni, sì perché lui era un ragazzino ma già era attivamente impegnato in politica. Era un comunista, molti dicono autonomo, no sia chiaro io lo specifico sempre, erano i gruppi autonomi scolastici dell’Archimede, è una cosa diversa, ci tengo a dirlo. Era proprio comunista. E ci credeva in quel che faceva. Erano tempi diversi quelli sapete? La gente protestava, scendeva in strada, lottava con forza per i propri diritti. Oggi non so cosa sia accaduto chissà cosa direbbe Valerio. 
Ma invece alla fine un ennesimo tumore mi ha presa e portata via, mi ha fatto interrompere bruscamente questa battaglia, maledetto. Non che fossi stanca no, io sono andata sempre a tutte le manifestazioni. Hihihi, vi ricordate una delle ultime quando quei fascisti di CasaPound avevano occupato la scuola vicino casa mia? C’ero io in prima fila, c’è una bella foto che i compagni mettono su feisbùk, sono io con la giacca rossa e il pugno chiuso al cielo.
Anche io uso feisbùk, scrivo ovunque si parli di compagni morti, e il mio pensiero va a Fausto e Iaio (a mamma Danila), a Ivo Zini, al giudice Amato, e quando la giustizia se n’è disinteressata fino a oggi. Ogni strada mi dà l’illusione che si arrivi a una speranza, a una verità. Ho conosciuto tanti compagni veri su internet, molti sono venuti a casa mia, ci siamo conosciuti e sono nate delle amicizie vere.
Scusate, mi devo sedere, dopo un po’ in piedi mi stanco. No, non sono né vecchia né morta, è che tutti quei mesi a letto in ospedale mi hanno intorpidito le gambe. Vorrei vedere voi… Alla mia età!
Comunque ecco, tutti mi chiedono la storia di Valerio, ma ognuno alla fine ci mette su un dettaglio che non c’era. Come quella cosa che è stato colpito alla nuca. Ma non è vero! Valerio è stato colpito alla schiena perché aveva disarmato uno degli assassini, poi voleva mettersi al sicuro fuggendo dal terrazzo e andare a quello contiguo; lo faceva sempre da ragazzino. Eh sì, era cintura nera di karate. Quando sono entrati quel maledetto giorno.
Sì era colpa mia.
Voi lo sapete quello che penso, che sono stata io a determinare quello che sarebbe successo dopo, se non avessi aperto alla porta! E invece quelli mi hanno detto che erano amici di Valerio, appena aperta la porta mi hanno bloccata e si sono coperti il volto. Ma uno l’ho riconosciuto, biondo e robusto, dall’accento romano. Mi hanno bloccata sì…. e Sardo che era di là non ha fatto nemmeno in tempo a reagire che entrambi eravamo legati sul letto con quello che teneva la pistola piantata alla mia tempia e di tanto in tanto la sventolava come fare nervoso. Maledetti!
La storia la conoscete, nessuno vorrebbe da mamma sentire il figlio che la chiama perché sta per morire. Mi sono slegata da sola sapete? Valerio era sdraiato sul divano, quel famoso divano col gattino di peluche. A quello col cuore mi afferro, come se ci fosse Valerio lì che dorme.. “mamma aiuto!” mi sussurra. E io che sono infermiera e ho curato tante persone da ragazza lo so che significa quel sangue che fuoriesce come un rivolo dalla bocca. Mio figlio sta per morire, qualcuno mi aiuti!
Ma Valerio è arrivato morto in ospedale.
Mi ricordo che una mattina mi svegliai con tutti i capelli bianchi, Valerio e io abbiamo avuto sempre tanti capelli scuri e un giorno Sardo, lui che non s’è mai ripreso dal dolore, lui che se qualcuno diceva “Valerio!” per strada si metteva sempre a piangere, mi disse: Carla guardati allo specchio! Avevo un ciuffo bianchissimo che mi partiva dalla fronte, una ciocca intera che mi cadeva qui sugli occhi..
Ed ecco, sono quella di adesso.
Che furia, non riesco a stare ferma ma le gambe non mi reggono come dovrebbero! Volete un caffè, un chinotto? Ne tengo sempre in frigo, altro che coca-cola! Non chiedetemene!
Valerio, lui ha pagato per tutti, se tutti non hanno fatto quello che finora ho fatto io: io ve lo dissi all’ultima manifestazione, qualcuno portò il computer e io in camicia da notte vi salutai dall’ospedale, quando fu apposta la targa per Valerio.. Vi dissi di continuare quello che ho fatto io finora. Di continuare a ricordare Valerio, dovete farlo.
Mi ricordo anche dei ragazzi di Scampia, anche lì è stata messa una targa per Valerio… che bella gente, a Valerio piaceva da morire la città di Napoli.
Ne ho fatte di cose, eccome. Cercavo sempre di farmi venire un’idea.
Ma il tempo è stato avaro con me, anche se so che è una stupidaggine, più di trent’anni per sapere chi ha ammazzato tuo figlio ci dovrebbero bastare no a una mamma???
Sapete io non sono di Roma, ho fatto fatica a abituarmici, quando mi ci sono trasferita forse chissà se non avessi incontrato Sardo… dai che mi accendo un’altra sigaretta, è l’ultima! Siediti qui che il fumo non ti arriva in faccia… Io sono nata a Viareggio, in verità, ma tutta la mia vera matrice è bolognese. Mi ricordo una notte con mia sorella eravamo poco distanti da Pilastro e sentii le sparatorie della Uno Bianca. Quante cose ho visto…
Insomma magari fossi rimasta a Bologna! Ma poi ripenso a quei corpi dilaniati dalla bomba…. Alla piccola Angela Fresu con lo sguardo imbronciato che non sa di dover morire alla sua età per colpa di quei carnefici..
Quando ci siamo trasferiti qui a monte sacro con Valerio e Sardo non capivamo che sarebbe diventato un quartiere di frontiera per le lotte politiche sanguinose che Valerio avrebbe pagato con la sua stessa vita. Valerio voleva fare il giornalista, questo me lo diceva sempre. Gli comprammo una macchinetta fotografica, era un suo grande desiderio. Si mise con i suoi amici a fotografare i “fascisti” e passavano interi pomeriggi a scrivere una sorta di diario che poi divenne un dossier a tutti gli effetti. Quello che, come sapete la polizia mi prese e mi restituì senza un bel po’ di pagine, me lo ricordo bene ché per firmarle una ad una ci avevo messo almeno mezzoretta..
Aspettate che devo accendere il computer, avete visto quante amicizie ho sulla mia pagina sì? Ora uso anche quel programma per telefonare ai compagni: mi piace il computer, ho iniziato a usarlo solo da qualche anno…
Insomma Valerio era in guerra aperta anche con gli spacciatori, saliva sui tetti di questi palazzoni di quartiere e buttava di sotto il contenuto delle bustine. Quanti ragazzi morivano allora…. E gli affari erano in mano alla destra, lo sapevamo tutti.
Così l’hanno ammazzato: forse aveva fotografato un pezzo grosso, un politico, certamente.
Ecco vi dicevo, Valerio e io non siamo morti, non c’è ragione per esserlo. E non è per caparbietà, perché senza la verità non smetteremo mai di venire a tirarvi per i piedi e ricordarvi che non è un Paese in cui vale la pena dirsi vivi veramente senza essere giunti a una giustizia doverosa. Non possiamo dirci cittadini, prima ancora che compagni.
In realtà io non ho mai fatto politica, voi lo sapete, ma anche questa lotta forse lo è, ancora di più.
Il mio interesse non è un mistero, mi hanno ammazzato un figlio, chiunque di voi credo si muoverebbe come sto facendo io, ma Valerio… Valerio… adesso sarei nonna, cosa comune, aveva tutto da risparmiare, prima di tutto la sua vita.
E invece lui ci credeva, credeva che le cose potessero cambiare e come tutti i sognatori non ha risparmiato nemmeno se stesso.
Vi faccio vedere l’archivio, ho tutti i ritagli di giornale e le sue fotografie, di quando andavamo all’Argentario e lui a cavallo.
C’è anche quella che fuma una sigaretta. Proprio come me.
Non lasciateci soli, continuate a lottare, perché lo fate per voi e per i vostri figli.
Prima ancora che per Valerio e me.
Un mondo migliore solo così ci aspetta.

….c'è, c'è. sì che c'è. ma chi ha detto che non c'è!

(brano di Monica per Carla)

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