giovedì 6 gennaio 2011

Pubblichiamo –nella trduzione di Stefano Garroni- alcune note, particolarmente stimolanti, dell’articolo scritto da R. Weimann (“Mythologie”), per il 3. volume dell’ Europäische Enzyklopädie zu Philosophie und Wissenschaften, stampato a Hamburg nel 1990, ma composto precedentemene nella Repubblica Democratica Tedesca..

R.Weimann, “Mythologie” .


Il termine ha un significato ambiguo, perchè, è inteso sia come costrutto mitologica, sia come mito assieme con la concezione e il sapere, che questo oggetto implicita. Fra mito e dottrina del mito ( cioè, mitologia in senso stretto) c’è il percorso dall’appropriazione preistorica e prescientifica del mondo, alla sua elaborazione e interpretazione storica e scientifica. In Europa, dei miti conosciamo solo alcune versioni di seconda mano e il suo concetto. L’oggetto stesso non è accessibile all’attuale esperienza sociale. E questo perché il mito presuppone certe forme di  coscienza sociale che,a partire da Marx, cercano, invece, di dominare le forze della natura  nella cultura e mediane la cultura. Il mito vivente può sempre esser ricosruito teoricamente come una forma di pensiero. Il momento sincretistico del mito, che può legarsi con la prassi del rito culturale, consiste nell’affastellamento, oggi non più realizzabile, e nell’anticipazione di divese pratiche vitali in una forma fantastica, prelogica e arazionale. In  quanto forma promitiva e totalizzante dell’appropriazione del mondo, il mito riflette sia la debolezza che la forza  dell’homo sapiens, il quale dall’unione in unità collettive, può costruire superiori forme di socializzazione. Nello stadio più antico, si eleborò nei miti classici della Grecia un divino mondo olimpico al di sopra dell’inferiore animismo, sciamanesimo e matriarcato dei tempi primitivi, che come l’antico culto fruttifero di Dioniso, fu respinto e soggiogato. Dal mistico propriamente risultò il religioso, che cominciò a separarsi da altre forme di socializzazione e di appropriazione del mondo.
Mentre, tuttavia, le più antiche funzioni del rito di iniziazione  e del culto di fertilità nei più antichi miti classici cominciavano a perder di importanza o, addirittura, venivano rimosse, le arti drammattiche trovarono in entrambi, da un lato, la grandiosità drammaturgica e, dall’altro, la primitiva radice tematica dell’efficacia teatrale.
Al contrario dei miti preistorici, la storia della mitologia può essee compresa solo dalla stotia dei suoi teorici. Essa inizia nella sofistica ellenistica,  che interpretava le tradizionali saghe e rappresentazioni come espressioni di un percorso naturale.
Questa così detta intepretazione del mondo divino, come anche quella morale ed allegorica medievale non vanno oltre il Rinascimento, nel quale la naturalezza glorificata dell’antico mondo deve giustificare ed esaltare l’esteticità delle arti.
Una nuova concezione del mito nasce nel tempo, così come i mutamenti storici nello stesso mondo moderno consentono una più profonda penetrazione del mondo antico e della vita dei popoli. Così la interpretazione allegorica del mito si impone assieme all’Illuminismo tedesco ed il mito non viene più inteso cme forma primitiva dei pregiudizi antichi, ma sì come la costruzione più bella e densa di contenuti , che si colloca tra il poetico e il filosofico (Herder).

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