domenica 24 giugno 2012

حركشة -GAZA

                                             Per il Presidente della Provincia di Roma e probabile futuro sindaco della capitale, "Israele è un modello da imitare". Una lettera della Rete Ebrei contro l'Occupazione.                                                                                                                                                                                                                                                              http://www.contropiano.org/it/news-politica/item/9857-per-zingaretti-pd-israele-%C3%A8-un-modello-da-imitare 

mercoledì 13 giugno 2012

Alberto Bagnai - Vasto 7/06/2012 -

http://goofynomics.blogspot.it/2012/06/i-debiti-delle-banche.html                                                                   http://goofynomics.blogspot.it/2012/06/mehr-europa-du-mut-es-dreimal-sagen.html 

Momenti del dibattito sulla Nep. - Stefano Garroni -

L’introduzione della Nep destò anche vive preoccupazioni tra compagni: questa svolta economica significa forse, - questa è la domanda, che angustia – l’abbandono della prospettiva socialista e un graduale ritorno al capitalismo?                                                                                                   Tra il capitalismo – nel quale i mezzi di produzione appartengono a privati e in cui il mercato regola le relazioni economiche - e il socialismo integrale, vale a dire un dirigismo economico e sociale, vi sono tappe di transizione: la Nep è una di queste.                                     http://ilcomunista23.blogspot.it/2012/06/momenti-del-dibattito-sulla-nep-stefano.html

lunedì 11 giugno 2012

La guerra dei mercati. Competizione, speculazione e interessi nella crisi dell’eurozona - Maurizio Donato - 09 Giugno 2012

Agitando lo spettro del default e nascondendosi dietro lo spread, Banca centrale, Consiglio e Commissione europea indicano  modalità e tempi di un attacco al salario, diretto, indiretto e differito, nonché ai diritti delle persone che vivono di lavoro. In questo modo la crisi del capitale si svolge in crisi del e contro il lavoro anche se la riduzione del salario, che conta politicamente, non è sufficiente a far ripartire l’accumulazione.(...) alcuni Stati, il cui debito pubblico già considerevole in livelli assoluti è peggiorato e di molto anche relativamente al Pil, vedono riconoscersi dai mercati e dalle loro agenzie di rating un premio inversamente proporzionale al rischio che invece viene segnalato come fortissimo per outsiders della scena internazionale come la Grecia. (...) Un’altra possibile spiegazione invita a considerare la possibilità che il ritiro dalle obbligazioni denominate in euro sia un comportamento strategico messo in atto da soggetti che hanno inteso in questo modo scaricare sui paesi europei più deboli il peso maggiore dell’aggiustamento seguito alla crisi bancaria - immobiliare  il cui epicentro si è verificato negli USA.                                                                                                                          http://www.economiaepolitica.it/index.php/europa-e-mondo/la-guerra-dei-mercati-competizione-speculazione-e-interessi-nella-crisi-delleurozona/

domenica 10 giugno 2012

Sulle nazionalizzazioni. - Stefano Garroni -

  La parola d’ordine leninista, per un verso corrisponde a una
necessità obiettiva, ad un bisogno reale di tutti coloro che hanno a
che fare con le banche (in questo senso non è una parola d’ordine
immediatamente anticapitalistica), per un altro verso, si tratta di
una parola d’ordine, che è sollecitata dalla sua stessa natura ad
allargarsi ad altri ambiti, fino ad assumere un carattere certamente
anticapitalistico.
E’ proprio questo tipo di parola d’ordine, che riceve il nome di
obiettivo transitorio e non di obiettivo intermedio.                                                              http://ilcomunista23.blogspot.it/2012/06/la-nazionalizzazione-delle-banche.html

Auferstanden aus ruinen - Nationalhymne der DDR

sabato 9 giugno 2012

UNA POLEMICA NON SOLO “FILOSOFICA” “NUOVO REALISMO” E “PENSIERO DEBOLE - ENRICO GUARNERI - L’estensore di questo articolo sulla possibile, auspicabile, prevedibile morte della filosofia del debolismo e della postmodernità dichiara esplicitamente di essere spudoratamente di parte.”

 “gli anni del postmoderno hanno coinciso con l’affermazione di una ideologia non solo pervasiva, ma anche subdola perchè si è presentata come il suo contrario, come la risposta alla fine di ogni ideologia o più o meno grande (…) in sostanza la politica, seguendo i dettami di questa ideologia (...) ha decretato la supremazia dei mercati, nel frattempo sempre più globali (...) questa ideologia [è]  ormai nota come neoliberismo”.     - G. CAPECELATRO  -                                                                 http://www.cassandrarivista.it/index.php/dibattiti/                                                                                                                           Allora, nella folla sterminata di coloro che — senza saperlo e anzi spesso negandolo — sono convinti di conoscere verità assolute, si trovano anche gli uomini dell'Occidente, per i quali la verità assoluta e incontrovertibile dominante è che le cose del mondo mutano col tempo; e son giunti a mostrare (nel sottosuolo del nostro tempo) la necessità che tutte le cose mutino, nascano e muoiano, quindi a mostrare che non esiste alcuna verità immutabile se non quella che afferma il divenire e il travolgimento di ogni cosa e di ogni verità. -Emanuele Severino -                                                                                                                                            http://networkedblogs.com/y4nts

venerdì 8 giugno 2012

Ciao Carla...

La ripresa americana - Aldo Giannuli -

 si sta profilando un nuovo crack bancario di vaste proporzioni e forse peggiore del precedente. E peggio ancora ove si consideri la debolezza del sistema bancario europeo: ogni banca ha obbligazioni delle altre in un intreccio inestricabile di crediti e debiti, cosi che il crollo di ciascuna pone le premesse per quello dell’altra in un inarrestabile effetto domino. Naturalmente è possibile calmierare un po’ le cose con nuovi gettiti di liquidità (l’unica cura che i governi occidentali conoscono, compresi i tedeschi, avarissimi con gli stati ma assai prodighi con le banche, perché anche loro hanno qualche gatta da penare con la Commerzbank). Ma su questo conviene essere chiari: questo genere di interventi servono solo a “comperare tempo”, buttando in avanti la palla,  ma non possono andare avanti in eterno e, nell’attuale sistema finanziario, finiscono per porre le premesse per la successiva ondata di crisi: il denaro vuol essere costantemente remunerato e, se non finisce in attività produttive, ma in investimenti finanziari,  chiede nuovi interessi, quindi produce debito allargato. La liquidità di oggi è solo la premessa per i nuovi debiti di domani.                                                        http://www.aldogiannuli.it/2012/06/la-ripresa-americana/#more-2153

giovedì 7 giugno 2012

I debiti delle banche? - Alberto Bagnai -

 le banche hanno prestato troppo (in Spagna il loro attivo è aumentato di una novantina di punti di Pil dal 1999 al 2007), quindi hanno necessariamente prestato male (perché gli impieghi produttivi sono limitati ed esistono i rendimenti decrescenti), quindi ora sono fragili e rischiano il fallimento. Le banche falliscono perché è esploso il debito privato, il quale è esploso perché loro hanno deciso di finanziarlo. Chiaro? I 90 punti di Pil in più di "crediti ai settori residenti" in Spagna sono 90 punti di Pil in più di debito privato. Il debito privato (cioè i crediti delle banche, la componente principale del loro attivo) in Spagna nel 2007 era il 197% del Pil. Il debito pubblico era il36%.                                                                                      http://goofynomics.blogspot.it/2012/06/i-debiti-delle-banche.html

martedì 5 giugno 2012

Seminario Circuitismo/MMT: R. Bellofiore. "Marx, il circuitismo, e le cr...

Questa è una grande crisi strutturale che può durare almeno un decennio, se non più. Allora, si deve rispondere su quella scala: da noi, con una politica europea di rifinanziamento dei disavanzi, con la mutualizzazione del debito pubblico europeo, con politiche espansive di domanda che si accompagnino a una modifica del lato dell’offerta, della composizione della produzione, ossia quanto, cosa e come produrre. Una vera e propria socializzazione degli investimenti, delle banche, della occupazione. È quando il capitalismo fallisce che bisogna avere il coraggio di provare a unire le lotte europee e di proporre una sfida programmatica forte. Se non ora, quando? (...)  Né, aggiungo, la fase keynesiana dei 30 anni dopo la seconda guerra mondiale è finita perché la destra liberista si è organizzata, fatto vero e documentabile: il keynesismo è crollato innanzi tutto per le sue contraddizioni interne e per una critica pratica ‘da sinistra’. E non ne sento nostalgia. A essere criminale è il sistema capitalistico, non i singoli individui che, come scriveva Marx, sono ‘maschere di carattere’. (...) Nominare il nemico’ è nominare il capitalismo come struttura di classe. Per capirci, otterremo delle riforme decenti solo quando si tornerà a lottare contro il capitalismo.                                                                                 http://www.abruzzoweb.it/contenuti/crisi-bellofiore-leuro-non-va-no-complotto-si-lotta-sociale/478032-2/     http://www.criticamarxista.net/articoli/5_2011bellofiore.pdf