lunedì 29 luglio 2013

Pinelli. Una finestra sulla strage - Camilla Cederna -

  http://www.contropiano.org/video/item/21387-pinelli-calabresi-la-testimonianza-di-pasquale-valitutti                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Mezzanotte è passata da poco, ma è difficile dormire bene dopo una giornata come quella del 15 dicembre 1969, dopo il funerale delle vittime della Banca dell'Agricoltura. Come se tutta quell'angoscia fosse entrata nelle ossa insieme a una nebbia mai vista che rendeva bassissimo il cielo e nero il mezzogiorno. E con ancora nelle orecchie l'eco dei singhiozzi delle famiglie mentre il coro delle voci bianche in Duomo pregava Dio di aprire le porte del cielo ai loro parenti straziati. Poi quel silenzio compatto, monumentale, che aveva salutato le bare sul sagrato, quei grappoli oscuri di gente ai balconi e alle finestre, quel tappeto di folla immobile e buia nel buio che copriva tutta la città paralizzata, una quantità di gente venuta da lontano a circondare il Duomo, visi chiusi, espressioni sgomente, un dolore unanime e una tensione quasi fisicamente percepibili.
Cinque ore in Duomo in piedi a un banco per meglio vedere e sentire, un'ora in giro dopo, a casa a scrivere uno degli articoli più difficili di una lunga carriera (dovevo cominciare dalle bombe del 12, da tutto quel sangue, i rottami, i carabinieri che svengono, il sindaco che esce dalla banca col viso color terra, i parenti che vengono portati via piegati in due con la faccia tra le mani, i racconti degli scampati, il volo dei corpi mutilati sotto la cupola del salone, ecco la guerra, i bombardamenti, il caos, il massacro, il macello, ecco l'odor di guerra, di sangue caldo e di polvere da sparo, di carne bruciata e di zolfo). E adesso a letto col sonno che non arriva.
Arriva invece una telefonata. "Sei già a letto? Non importa. Fra cinque minuti davanti al tuo cancello." "Perché?" "Un uomo si é buttato da una finestra della questura, non farci aspettare, andiamo a dare un'occhiata." Sono due amici coi quali ho sempre corso in questi giorni, Corrado Stajano e Giampaolo Pansa, hanno la faccia e i modi di questi giorni, gesti frettolosi, rabbia e dolore negli occhi.
Via di corsa al Fatebenefratelli dove è stato trasportato il morente: nell'atrio c'è un gruppetto di poliziotti. Curiosa come sempre, guardando davanti a me come se qualcuno mi aspettasse con ansia, mi dirigo verso le stanzette del Pronto Soccorso. Mi imbatto in poliziotti in borghese, riesco a vedere i piedi di un uomo disteso su un lettino, mi viene incontro il medico capoturno (saprò dopo che è Nazzareno Fiorenzano).
Prima che alle mie spalle un giornalista concorrente faccia segno a un agente di non lasciarmi passare, il medico mi dà notizie del nuovo arrivato. "Niente più attività cardiaca apprezzabile, polso assente, lesioni addominali paurose, una serie di tagli alla testa. Abbiamo tentato di tutto, ma non c'è niente da fare, durerà poco." Fa a tempo a chiedermi se so chi è quest'uomo con la barbetta che è stato accompagnato all'ospedale da una scorta imponente della questura, dirigenti in testa e anche carabinieri, perché a lui, nonostante l'avesse chiesto più d'una volta, non avevano voluto rispondere. "È un anarchico," gli dico, "si chiama Giuseppe Pinelli," l'ho saputo un minuto prima, senza rendermi conto naturalmente che sarebbe diventato per me un nome dei più familiari, che di lì a pochi mesi mi sembrerà d'averlo conosciuto da sempre, lui, i suoi sogni, la sua generosità leggendaria, la sua sete di sapere, la sua voglia di vivere, le sue bambine, la moglie Licia che un po' l'ammira e un po' lo prende in giro.

domenica 28 luglio 2013

ROMA. LA STORIA DELL'ARTE - Claudio Strinati - L'isola dei Gesuiti - 1/2

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-aab594d9-f22b-4df2-a147-2e8b76bf44aa.html                                                                                                                                                                                             Rai Replay

sabato 27 luglio 2013

AUSMERZEN - Marco Paolini -

E' difficile trovare le parole giuste per commentare un piccolo grande capolavoro... per questo vi invito a vederlo... Grazie a Marco Paolini per questa sua prova che va ben al di là della bravura artistica e ne da una misura di impegno che, purtroppo, s'è ormai persa in questi poveri, miseri nostri giorni...

martedì 16 luglio 2013

Prospettive economiche per i nostri (pro)nipoti? - Giorgio Gattei -

Non tutti sanno che anche Keynes ha parlato della disoccupazione “ricardiana” in uno scritto del 1930 che, a leggerlo oggi, appare del tutto consono al momento: «l’efficienza tecnica è andata intensificandosi con ritmo più rapido di quello con cui riusciamo a risolvere il problema dell’assorbimento della manodopera ed il sistema bancario e monetario del mondo ha impedito che il tasso d’interesse cadesse con la velocità necessaria al riequilibrio». La conseguenza è «una nuova malattia di cui alcuni lettori possono non conoscere ancora il nome, ma di cui sentiranno molto parlare nei prossimi anni: vale a dire la “disoccupazione tecnologica”. Il che significa che la disoccupazione dovuta alla scoperta di strumenti economizzatori di manodopera procede con ritmo più rapido di quello con cui riusciamo a trovare nuovi impieghi per la stessa manodopera». A rimedio di questa disoccupazione Keynes proponeva di lavorare meno per lavorare tutti: «turni giornalieri di tre ore e settimana lavorativa di quindici ore» potrebbero essere la soluzione «affinché il poco lavoro che ancora rimane sia distribuito fra quanta più gente possibile»                                                                                                                    http://www.sinistrainrete.info/teoria-economica/2924-giorgio-gattei-prospettive-economiche-per-i-nostri-pronipoti.html

domenica 14 luglio 2013

Intervista dell'ISM a Ilan Pappè

Gli strateghi israeliani capiscono che non saranno in grado liberarsi fisicamente di tutti i palestinesi, in quanto loro rimarranno dove sono. Così, invece di sbarazzarsi di loro, li mettono in piccole prigioni, in modo che non si sentano parte di Israele. Si portano più ebrei, si colonizza, e per costruire case per loro è necessario espropriare la terra palestinese, perché non c'è terra ebraica da espropriare, e così si demoliscono le case palestinesi. In secondo luogo, si costruisce un muro di separazione tra lo spazio ebraico e quello palestinese, e si espropria ancora più terra, non solo per gli insediamenti, ma anche per creare una zona cuscinetto, in modo che gli ebrei e gli arabi non vivano insieme. Ancora più importante, si prende anche la terra migliore - dove ci sono le risorse idriche, e la qualità del terreno è buona. E si toglie l'acqua buona ai palestinesi per darla ai coloni, e si fa in modo che sulla terra palestinese scorrano solo i flussi di acque di scarto. Così è ancora più crudele - non solo prendo la vostra buona acqua, ma vendo anche l’acqua non utilizzabile al doppio del prezzo. Il che è semplicemente terribile. E come ho detto prima, sì, credo che ci sia un chiaro parallelismo tra la situazione di oggi in Palestina e i tristi esempi storici dei nativi americani e di apartheid sudafricano                                                                                                                                                                                                                .http://rete-eco.it/2012/approfondimenti/opposizione-israeliana/38400-intervista-dell-ism-a-ilan-pappe-prima-parte.html

sabato 13 luglio 2013

I pesi e le misure

BUIO.

BUIO PIENO.
PIENO DI IMMAGINI SFUOCATE CHE CORRONO CONTRO IL TEMPO.
SANGUE CHE BAGNA I NUOVI PAVIMENTI.
SANGUE CHE SI INCROSTA PERENNEMENTE NELLA COSCIENZA DI CHI POTEVA E NON HA FATTO.
LACRIME ASCIUGATE AVIDAMENTE DAL SOLE DI GIUGNO ED INCREMENTATE DALLA PIOGGIA INVERNALE.
LACRIME RIVOLTE ALLA VITA CHE NON C’E’, AL MOTIVO INESISTENTE.
RABBIA CHE CORRODE TUTTO IL CORPO.
SAPORE AMARO CHE SI STABILIZZA NELLA GOLA, CHE SI CHIUDE, CHE SUSSURRA SILENZIOSAMENTE, MA NELLO STESSO TEMPO URLA ROMPENDO IL VETRO DI QUELLE FINESTRE CHE SPLENDONO, RIFLETTENDO QUEL CRIMINE IMPOSSIBILE DA RASCHIARE VIA.
VITTIMA, LUI E’ STATO UNA VITTIMA INNOCENTE DEL SIGNOR PROFITTO.
MA CHI E’ QUESTO PROFITTO? EGLI HA MOLTEPLICI VOLTI.
BUIO.
BUIO VUOTO.
VUOTO DALLA SUA PRESENZA.
DIETRO QUELLA MACCHINA CI SARANNO SEMPRE DUE OCCHI COLOR NOCCIOLA CHE, DETERMINATI, SEMBRERANNO CANTARE UNA STRAZIANTE MELODIA FATTA DI UNA SOLA PAROLA:
“ BASTA "                                                                                                                                                                                                                                  Questa poesia è stata scritta da mia figlia Benedetta per ricordare l'atroce omicidio di suo fratello Andrea                           Graziella Marota  
“Io ero il legale delle ferrovie “Q” e della Indemnity Company che assicurava i proprietari della miniera. Ho influenzato giudici e giurie, e le alte corti, per sconfiggere le rivendicazioni degli infortunati, delle vedove e degli orfani, e così mi sono fatto una fortuna. L’associazione degli avvocati cantò le mie lodi in un’altisonante delibera. E numerose furono le corone funebri - Ma i topi hanno divorato il mio cuore e un serpente ha fatto il nido  dentro il mio cranio !”                                         Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River.                                                                                                                                                                                                      http://www.carmillaonline.com/2013/07/09/i-pesi-e-le-misure-parte-prima/                          http://www.carmillaonline.com/2013/07/13/i-pesi-e-le-misure-parte-seconda/                                         http://www.carmillaonline.com/2013/07/30/i-pesi-e-le-misure-parte-terza/                             https://www.facebook.com/graziella.marota?fref=ts

venerdì 12 luglio 2013

La rivoluzione da Mosca a Cambridge - Emiliano Brancaccio -

  Introduzione a
John Maynard Keynes, Esortazioni e profezie(Il Saggiatore, Milano 2011; orig. 1931)                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       Si può già trovare, in queste pagine, una descrizione dei tipici paradossi del risparmio e quindi anche una critica cristallina ai dogmi indiscussi della austerità: «Vi sono oggi molti benpensanti, animati da amor di patria, i quali ritengono che la cosa più utile [..] sia risparmiare più del solito. Costoro [..] ritengono che la giusta politica in un momento come questo consista nell’opporsi all’allargamento della spesa per lavori pubblici [..]. Ma quando vi è già una forte eccedenza di manodopera [..] il risultato del risparmio è soltanto quello di aumentare questa eccedenza [..] Inoltre, quando un individuo è escluso dal lavoro [..] la sua ridotta capacità di acquisto determina ulteriore disoccupazione [..] La valutazione migliore che posso formulare è che quando si risparmiano cinque scellini, si lascia senza lavoro un uomo per una giornata». Ineccepibile eppure eversivo, forse ora ancor più di allora. Perché negare che il risparmio si tramuti interamente in investimento significa di fatto evidenziare una gigantesca contraddizione insita nel capitalismo individualistico governato dalla finanza privata. Un capitalismo che proprio sulla separazione tra risparmio e investimento vive e prospera, ma a quanto pare su di essa rischia pure di implodere. Inoltre, letta da un’altra angolazione, la critica dell’austerità pone in luce un problema di coordinamento del mercato che sotto date condizioni può rivelarsi fatale: «i singoli produttori ripongono qualche speranza illusoria su iniziative che, intraprese da un singolo, lo avvantaggerebbero, ma che non giovano a nessuno nel momento in cui diventano condotta generale [..] se un determinato produttore, o un determinato paese, taglia i salari, si assicurerà così una quota maggiore del commercio internazionale fino al momento in cui gli altri produttori o gli altri paesi non facciano altrettanto; ma se tutti tagliano i salari, il potere d’acquisto complessivo della comunità si riduce tanto quanto si sono ridotti i costi». Per giunta, la spirale deflazionista così attivata potrebbe determinare una crescita del valore reale dei debiti in grado di scatenare insolvenze e fallimenti. Se poi la caduta dei salari, dei prezzi e dei redditi oltrepassa un certo limite, anche le banche potranno esser trascinate nel precipizio. E’ questo un pericolo che i banchieri negheranno fino all’ultimo, essendo connaturato al loro mestiere «salvare le apparenze». Ma la realtà è che una reiterata competizione al ribasso potrà determinare tali e tante bancarotte da scuotere le fondamenta stesse dell’ordinamento capitalista, «creando terreno fertile per agitazioni, sedizioni, rivoluzioni».                                                                                            http://www.emilianobrancaccio.it/2013/07/11/la-rivoluzione-da-mosca-a-cambridge/#more-4675

domenica 7 luglio 2013

supermercati - Aristide Bellacicco -

Quel giorno facevano finta di essere in italia e così sono andati insieme in un grosso supermercato - Sidis Auchan Iperemme non lo so - e appena entrati hanno preso atto ancora una volta che lì c’era proprio tutto, le cose per le bambine, le macchine fotografiche e le caffettiere elettroniche, e poi moltissime scarpe da ginnastica di ogni tipo, vestiti, gonne, camicette, giacche, un’esposizione di computer portatili dual core, dvd recorder da ottanta giga, prosciutti sotto vuoto, orzo biologico, telefoni cellulari con la possibilità di girarci dentro dei film, merendine, uova- radio- sveglie, ogni bendiddio insomma, e a un certo punto lei ha fatto un mezza giravolta su se stessa e ha detto “oh, mi gira la testa”, ma era per la grande allegria che sentiva, perché l’abbondanza degli oggetti le metteva allegria ma soprattutto le metteva allegria guardare quanta gente stava lì come a casa propria, senza nessuno a disturbare o a mettere fretta mentre toccavano e sceglievano qualcosa da comprare.
“Mi fa piacere che stai bene” ha detto Cori e subito l’aveva presa sottobraccio per farle coraggio, sapeva perfettamente quanta paura lei aveva in quel momento e che i suoi sentimenti stavano tutti sottosopra, e quell’allegria forse andava tenuta d’occhio, ma per lo meno non si sarebbe messa a strillare e forse nemmeno sarebbe svenuta lì in mezzo, e questo era già molto. 
I suoi capelli avevano un buon profumo, Cori lo ha aspirato a fondo e con dolore e per distrarla le chiede se le piacerebbe un foulard, ce n’è un banco enorme, colmo di foulard di tutti i colori che gli facevano venire in mente uccelli tropicali in una gabbia di vetro, si possono tirar su con due dita e provarseli davanti allo specchio, nessuno dice niente, qui siamo in italia, anche se è per finta, dopo tutto è casa nostra diavolo.
Cori dice che “ah, è bellissimo” e lei se lo sistema come la bandana di un pirata, se lo tiene in testa col cartellino del prezzo che penzola da un lato ricoperto dal codice a barre e poi è tutta contenta come una ragazzina e dice che vuole prendere anche qualcosa per le bambine e per sua madre, dice che ha voglia di comprare tutto quello che c’è, perché comprare è bello, capisci cosa voglio dire tesoro? è come abbracciare, stringersi, stare in un posto caldo e accogliente dove gli altri ti sorridono e non ti si mettono contro, perché sono contenti come te e allora va tutto bene, è così come dovrebbe essere sempre, tutto normale, tranquillo e gioioso.
Cori la teneva ancora sottobraccio, poi l’ha presa per mano per lasciarla più libera ma non se la sente di rinunciare alla stretta e di farla andare avanti da sola a vedere tutte quelle cose, in quel momento lei ha una paura terribile che non sa di avere e tutto ciò che le sembra bellissimo potrebbe in un attimo trasformarsi nel suo esatto contrario, quante volte era già successo? bastava niente, un dettaglio o un minuscolo intoppo nell’armonia del mercato, qualcosa che la portasse a pensare alle cose che le fanno così tanto male e allora addio allegria, siamo punto e da capo col dolore.
Cori non conosceva l’origine di quel male immenso che la svegliava di notte e di giorno e la faceva dimagrire e bere, e poi mangiare fino a che vomitava, togliersi con uno strappo gli orecchini facendosi sanguinare il lobo delle orecchie e smaniare durante la messa oppure uscire di casa la mattina presto in pantaloni e reggiseno perché all’improvviso le è venuto in mente che oggi piove, mannaggia, e perché? e forse il lavavetri al semaforo non riesce a lavare nemmeno un cristallo e quindi non fa una lira, non è possibile tesoro, ma come fai a sopportare un dolore simile? e allora deve andare di corsa a portargli un biglietto da cinque euro e poi, mezza nuda, entrare nel bar e lasciargli una colazione pagata, ma dopo due minuti esce un’altra volta sotto la pioggia per assicurarsi che abbia davvero bevuto il caffellatte col cornetto e poi gli lascia ancora qualcosa in mano, qualche spicciolo di metallo e si vergogna e chiede scusa che è troppo poco. 

Il Buen Vivir in Ecuador - Ilaria Semprebene -

Sotto la presidenza di Rafaél Correa, in carica dal 2006, nel settembre del 2008 è stata ratificata in Ecuador, con un referendum popolare, la nuova Carta Costituzionale, che rifonda lo Stato dichiarandolo sovrano, democratico, plurinazionale e interculturale. La Costituzione precedente classificava il paese come multi-etnico e multi-culturale, così il passo compiuto è da una nozione semplicemente cumulativa delle differenti identità che abitano il territorio, ad una decisamente più aggregativa e inclusiva: la varietà delle culture e il loro incontro e partecipazione in condizioni di equità e uguaglianza costituiscono una risorsa che l'attuale governo di Correa ha l'obiettivo di valorizzare. Questo comporta, evidentemente, uno Stato decentralizzato e il rispetto per i modi differenti di amministrare localmente il territorio che le comunità hanno ereditato ed esercitano.
Con l'entrata dell'Ecuador, nel 2009, nell'Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America (ALBA), le trasformazioni epocali emerse grazie alla mobilitazione popolare, di indigeni, contadini, lavoratori e intellettuali, in diversi paesi latinoamericani, in particolare a Cuba, in Bolivia e in Venezuela, oltre naturalmente allo stesso Ecuador, hanno ribadito un loro carattere continentale di liberazione collettiva dal giogo colonialista, autodeterminazione e integrazione regionale, solidarietà  e complementarietà.
Il nuovo documento costituzionale dell'Ecuador, frutto del lavoro di un'Assemblea Costituente eletta che ha visto il contributo essenziale dei movimenti indigeni, incorpora un paradigma, quello del Buen Vivir, i cui principi fondamentali e le cui conseguenze sulla vita sociale, economica e politica del paese costituiscono un ulteriore taglio netto con il passato, che aveva visto il prevalere di politiche neo-liberiste e la marginalizzazione di ampie fasce della popolazione,  in particolare i popoli naturali.

sabato 6 luglio 2013

scritto di Mauro Venegoni operaio comunista ucciso barbaramente dai fascisti [ottobre '44] sulle origini del fascismo in Italia.

 “La classe che detiene il privilegio politico, la classe che detiene il privilegio economico, la classe che ha con sé la magistratura, la polizia, il governo, l’esercito, ritiene che sia giunto il momento in cui essa per difendere il suo privilegio, esce dalla legalità e si arma contro il proletariato… è dunque una burla – pensano i lavoratori – lo Stato democratico che dovrebbe assidersi sulla definizione della legge uguale per tutti. Non è dunque vero quello che i democratici hanno detto, che dentro la costituzione è possibile qualunque sviluppo della classi lavoratrici, qualunque sviluppo del proletariato”
Giacomo Matteotti, gennaio ’21                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Sintesi critica sulla storia del fascismo e sulla sua caduta in Italia
Considerazioni sul momento attuale. Prospettive per l’avvenire
Opinione di un operaio comunista
Il presente scritto può servire:
. a rinfrescare la memoria
. a richiamare alla realtà,
. a indicare la strada.                                                                                                                                                                                                    . a ritrovare la bussola a chi l’avesse smarrita 

venerdì 5 luglio 2013

USCIRE DALL'EURO? C'È MODO E MODO - Emiliano Brancaccio -

Il tentativo di salvare la moneta unica a colpi di deflazione salariale nei paesi periferici dell’Unione potrebbe esser destinato al fallimento. L’eventualità di una deflagrazione dell’eurozona è dunque tutt’altro che scongiurata. Il problema è che le modalità di sganciamento dalla moneta unica sono molteplici e ognuna ricadrebbe in modi diversi sui diversi gruppi sociali. Esistono cioè modi “di destra” e modi “di sinistra” di gestire un’eventuale uscita dall’euro. Ma esiste una sinistra in grado di governare il processo? ... Un elemento certo tuttavia sussiste: l’uscita da un regime di cambio fisso può avere un impatto negativo o meno sul potere d’acquisto dei lavoratori e sulla distribuzione del reddito nazionale a seconda che esistano meccanismi istituzionali – scala mobile, contratti nazionali, prezzi amministrati, ecc. – in grado di agganciare i salari alla dinamica dei prezzi e della produttività. Escludere tali meccanismi implica, in buona sostanza, un’uscita dall’euro “da destra”. Contemplarli significa predisporre un’uscita “da sinistra”.                                                                                                                                                    La questione salariale e distributiva è solo un tassello degli enormi problemi che derivano dall’insostenibilità dell’attuale assetto dell’Unione europea. Cercare di affrontarla in modo fattuale ci aiuta tuttavia a uscire da una lettura estremista e manichea della fase. I dati ci dicono che fuori dall’euro non è affatto detto che vi sia un inferno peggiore di quello che già ci circonda, ma non è nemmeno scontato che si possa anche solo intravedere il sole di un nuovo avvenire.                                                                                                                                                                       http://sollevazione.blogspot.it/2013/07/uscire-dalleuro-ce-modo-e-modo-di.html

mercoledì 3 luglio 2013

Le prime mosse di Xi Jinping - Marina Miranda* -

Non si può non notare che la nuova posizione internazionale della Cina è una delle più importanti realizzazioni del decennio di Hu Jintao: un’ascesa che ha avuto il suo apice con l’organizzazione delle olimpiadi del 2008 e, l’anno successivo, con le strabilianti celebrazioni per i sessant’anni della Rpc, che hanno imposto definitivamente la Cina all’attenzione internazionale, attraverso una copertura mediatica senza precedenti a livello mondiale. al di là di questo importante contributo, invece, l’eredità del decennio appena trascorso è stata ritenuta da molti altamente fallimentare. 

Tra le critiche più accese ricordiamo quella di Deng Yuwen, viceredattore della rivista della Scuola di partito “Xuexi Shibao”: essa consiste in un articolo in tre parti, intitolato L’eredità politica di Hu e Wen, scritto per la rivista “Caijing”, sul cui sito è apparso a fine agosto e dal quale, sebbene rimosso quasi immediatamente dalla censura, si è diffuso in rete condiviso in diversi blog. Facendo il punto su questi ultimi dieci anni, Deng Yuwen ne dà un giudizio molto critico, sebbene ufficialmente il periodo dell’amministrazione Hu Jintao-Wen Jiabao sia considerato come un decennio glorioso: a suo avviso, gli insuccessi degli ex leader in carica sarebbero infatti superiori alle realizzazioni raggiunte. l’analisi dei fallimenti parte dai problemi irrisolti del sistema di registrazione hukou, del mercato immobiliare, dell’inquinamento, della crisi energetica, della corruzione, della polarizzazione nella distribuzione della ricchezza. 

Ma il fallimento maggiore sarebbe stato quello della mancata riforma in campo politico, una questione particolarmente difficile e delicata, che però, secondo Deng, sarebbe nelle aspettative della popolazione. Sono quindi molteplici i problemi che deve affrontare la nuova amministrazione di Xi Jinping, il quale però appare molto consapevole delle nuove sfide cui deve far fronte, nel difficile compito di coniugare riforme, sviluppo e stabilità.                                                                                                                                                
http://www.china-files.com/it/link/30459/6-5-le-prime-mosse-di-xi-jinping