ermanno
«L’impazienza esige l’impossibile, cioè il raggiungimento del fine ma senza i mezzi» (Hegel)
martedì 2 giugno 2015
mercoledì 20 maggio 2015
mercoledì 8 aprile 2015
Repubblica,libro I: sulla giustizia.
“Perché tu credi che i pastori o i bovari mirino al bene delle
pecore o dei buoi e li ingrassino e li curino con uno scopo diverso dal bene
dei padroni e loro proprio. E così pensi che anche i governanti degli stati,
intendo i governanti nel vero senso della parola, siano rispetto ai sudditi in
uno stato d’animo assai diverso da quello che si può avere rispetto a pecore”.
La "gente comune" di allora la pensava più o meno come la "gente comune" di oggi, e cioè che il giusto è un fesso e l'ingiusto un furbo.
http://www.controappuntoblog.org/2012/02/25/trasimaco-e-il-sospetto-sul-potere-e-sulla-giustizia/
http://www.filosofico.net/polfrode/polfrode3.htm
lunedì 30 marzo 2015
Encomio della scuola pubblica - Pietro Cataldi
Chiunque manchi di impegnarsi perché la scuola (e
l’università), la giustizia e il sistema sanitario pubblici e di massa
funzionino meglio, e in nome delle loro manchevolezze a volte anche gravi si
creda legittimato a ridurne lo spazio, non lavora per il bene dell’umanità e
per il suo “progresso” reale ma per interessi diversi, di individui singoli
magari, ma non certo dell’universale umano e dell’universalità degli umani.
lunedì 16 marzo 2015
domenica 22 febbraio 2015
Valerio Verbano - 22/02/1980
"Un'idea che non sia pericolosa non merita affatto di essere chiamata idea" Oscar Wilde
Trentacinque anni di bandiere rosse al vento!
Un appuntamento che va ben oltre il ricordo...
Amica mia carissima, la lotta continua!
https://web.archive.org/web/20120623021729/http://www.valerioverbano.it/dblog/
https://www.facebook.com/maria.laura.52/notes?pnref=lhc
http://errisvejo.iobloggo.com/
http://ramingo.noblogs.org/valerio-non-un-nome-su-una-via-ma-su-tutte-le-piazze-e-su-tutte-le-vie/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/18/anni-piombo-in-folgorante-valerio-verbano-vive/1429451/
venerdì 23 gennaio 2015
giovedì 1 gennaio 2015
giovedì 18 dicembre 2014
sabato 6 dicembre 2014
martedì 18 novembre 2014
Immigrati: costi e numeri - Girolamo De Michele
Gli stranieri in
Italia sono poco più di 5 milioni e mezzo, ossia l’8% della popolazione. Solo
300 mila sono gli irregolari. Il Regno Unito è il paese europeo al primo posto
per numero di nuovi immigrati con circa 560.000 arrivi ogni anno. Seguono la
Germania, la Spagna e poi l’Italia. La Germania è invece il paese Ue con il
maggior numero di stranieri residenti con 7,4 milioni di persone. Segue la
Spagna e poi l’Italia. Siamo sesti inoltre per numero di richieste d’asilo
(27.800). Da notare che il paese col più alto numero di immigrati è anche
l’unico che in questo momento sta crescendo economicamente. (A Colasuonno)
esiste «un evidente
differenziale salariale sulla base della cittadinanza: se un italiano riceve
circa 1299 euro netti in media al mese, uno straniero percepisce appena 993
euro, circa il 23 per cento in meno»: e infatti la ricerca del CNEL individua
«l’esistenza di uno stiky floor (pavimento appiccicoso), che tende a mantenere
segregati nelle occupazioni meno retribuite gli immigrati, e di un glass
ceiling, che limita l’accesso alle posizioni di carriera più avanzate» .
Quest’ultima considerazione apre la strada al tema delle condizioni di lavoro
nei settori dell’edilizia, agricoltura e logistica, dove ulteriori profitti,
spesso in nero, sono realizzati dai datori di lavoro mediante il basso costo
del lavoro ottenuto attraverso la concorrenza tra soggetti più svantaggiati –
stranieri contro stranieri, regolari contro irregolari – realizzata con le
forme di caporalato che si rivelano impermeabili ai mutamenti delle
amministrazioni locali, e che non sembrano patire una reale volontà di lotta
allo sfruttamento da parte degli organi dello Stato.(G. De Michele)
«i maggiori rischi per
la sicurezza derivano non tanto dall’immigrazione di per sé, quanto dalla
presenza degli irregolari e nel corso degli ultimi decenni tale componente è
stata alimentata, quasi paradossalmente, dalle politiche migratorie
restrittive, che hanno imposto un ferreo contingentamento del numero di
permessi di soggiorno a fronte di un continuo aumento delle pressioni
migratorie verso il nostro Paese»(Politica migratoria, immigrazione illegale e
criminalità (2013)
giovedì 13 novembre 2014
lunedì 27 ottobre 2014
"I progetti di egemonia europea nell'Età Moderna" (2) | "Quale Europa durante e dopo l'Età della catastrofe?" (3) - Aldo Giannuli
Per chi fosse interessato, segnalo il video di una lezione che ho tenuto la scorsa settimana in università, dal titolo: “I progetti di egemonia europea nell’Età Moderna”. Ripercorrendo la lunga genesi dell’idea di Europa, dall’Antichità fino all’Ottocento, ho cercato di analizzare le tappe principali della formazione della “coscienza europea” ed il lungo cammino che ha portato nel XIX secolo alla nascita dei primi pensieri organici di organizzazione comunitaria e di identità dell’Europa. Nei prossimi giorni verrà pubblicato anche il video della lezione successiva, dedicata ai progetti di Unione Europea sviluppatisi nel ’900 ed alla base dell’Europa che conosciamo oggi. Buona visione! (A. Giannuli)
mercoledì 15 ottobre 2014
niente di speciale - Aristide Bellacicco
Stavano ancora sul letto, nudi tutti e due, quando Gena cominciò a piangere. Gli disse che lui voleva solo divertirsi e che per il resto non gliene importava nulla.
- Tu fai l’amore con me tutti i giorni, e pensi che perciò io devo essere contenta. Invece non sono contenta proprio per niente.
Turi si accese una sigaretta. Era per lo meno la centesima volta che lei lo assillava con quel discorso. Ogni volta dopo fatto l’amore, quando sarebbe stato molto meglio starsene sdraiati in silenzio o dormire o fare qualsiasi altra cosa.
Era sempre Gena a cominciare. Non ne poteva fare a meno, e a volte Turi pensava che ormai fosse una specie di tic nervoso.
- Non facciamo solo l’amore- le disse con calma – andiamo anche al cinema e a cena fuori. E andiamo al bowling. E vediamo gli altri, anche.
Quelle cose le aveva già dette un mucchio di volte e si sentiva stupido a ripeterle.
Gena mise giù le gambe dal letto, dandogli le spalle, e si appoggiò il mento sui pugni chiusi. Faceva sempre così quando era arrabbiata.
Turi le guardò la schiena nuda.
- Copriti che prendi freddo – le disse.
- Per quello che te ne importa – disse Gena – E’ inutile che fai finta con me, sai, io ti conosco. E’ inutile che ti metti a fare i complimenti. Non ci sei tagliato.
Si alzò e andò a chiudersi nel bagno, girando la chiave con furia. Turi la immaginò mentre fumava per conto suo seduta sulla tazza, con gli occhi rossi e le lacrime che le scendevano.
Raccolse la vestaglia di Gena dalla sedia accanto al letto. Andò fino alla porta del bagno e la appese alla maniglia
- Qui fuori c’è la vestaglia – le disse attraverso la porta – Non puoi stare spogliata a quel modo. I termosifoni sono ancora spenti.
Poi aggiunse:
- Io vado a fare il caffè.
mercoledì 8 ottobre 2014
Pensare la dignità oggi. Una rassegna filosofica - Carlo Crosato
Ci siamo dimenticati il significato della dignità, e con esso abbiamo dimenticato la sua origine. Ci siamo avviati verso una benefica modernità, che si fonda (come voleva Hegel) su autocoscienza, autodeterminazione e autorealizzazione. Ma abbiamo declinato questi tre percorsi in un senso individualistico e deviante, concedendo al sistema capitalistico di darci un valore. Il fine, l’uomo, si è tramutato nel mezzo di sostentamento di ciò che prima era mezzo: lo strumento economico.
Costituzione della Repubblica italiana (dicembre 1947).
Costituzione della Repubblica italiana (dicembre 1947).
Nell’apertura del documento, si legge che la Repubblica italiana si fonda, non sulla imprescrittibilità dei diritti e nemmeno sulla intangibilità della dignità dell’uomo, bensì sul lavoro: la dignità, che nell’Europa settentrionale e negli Stati Uniti d’America è fulcro naturale o creazionale delle norme che regolano i rapporti tra i cittadini come persone, come uomini astrattamente intesi, in Italia viene connessa agli uomini nei loro fattuali rapporti sociali, ma soprattutto economici. La dignità non è ciò che accomuna gli individui giuridici, ma si configura come la possibilità di svolgere e scegliere «un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società» (art. 4). Il punto focale della questione, dunque, non viene posto sulla naturalità e sulla imprescindibilità della dignità e dei diritti che da essa derivano, bensì sulla possibilità di esprimere e realizzare (rendere reale) la propria dignità, mediante il lavoro.
L’accento, insomma, viene posto sulla dimensione (di utilità) sociale alla quale ogni individuo, mediante il proprio contributo materiale e lavorativo, prende parte: solo con il lavoro, infatti, l’individuo sviluppa appieno la propria personalità e, così facendo, verifica la propria dignità. Se nelle costituzioni prima richiamate la dignità era un valore immodificabile e slegato da ogni legale sociale o storico-fattuale, nella Costituzione italiana la dignità dell’uomo viene legata alla concreta (storico-fattuale) collocazione di ogni persona nei rapporti sociali ed economici.
Si tratta, com’è evidente, di una considerazione della dignità che poco ha a che fare con il giusnaturalismo moderno da cui la Costituzione tedesca o quella statunitense prendono spunto. E se parrà pretestuoso affermare l’eredità ancora presente nella Costituzione italiana del diritto romano – per il quale la dignità è vincolata alle cariche pubbliche che l’individuo ha ricoperto –, non pare comunque fuori luogo segnalare una certa analogia, consistente in una simile idea di dignità come relativa al ruolo sociale di ogni cittadino. Un’idea di dignità, quindi, molto simile a quella che con Hofmann prima avevamo chiamato “per prestazione”. Non si travisino, però, le intenzioni dell’assemblea costituente: rileggere la dignità della persona come fortemente vincolata alla dignità del lavoro ha certo la funzione di sottolineare la necessità per ogni cittadino di contribuire al bene anche materiale della collettività; ma ha la funzione soprattutto di divellere ogni privilegio, offrendo invece una maggiore visibilità e un maggiore sostegno alla classe lavoratrice e operaia.
venerdì 12 settembre 2014
martedì 9 settembre 2014
Apologo sull'onestà nel Paese dei corrotti - Italo Calvino
gli onesti...
non potevano farci niente se erano così, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno col lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione d’altre persone. In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto loro erano i soli a farsi sempre degli scrupoli, a chiedersi ogni momento cosa avrebbero dovuto fare...
la loro consolazione era pensare che così come in margine a tutte le società durante millenni s’era perpetuata una controsocietà di malandrini, di tagliaborse, di ladruncoli, di gabbamondo, una controsocietà che non aveva mai avuto nessuna pretesa di diventare la società, ma solo di sopravvivere nelle pieghe della società dominante e affermare il proprio modo d’esistere a dispetto dei principi consacrati, e per questo aveva dato di sé ( almeno se vista non troppo da vicino) un’immagine libera e vitale, così la controsocietà degli onesti forse sarebbe riuscita a persistere ancora per secoli, in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversità , di sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo magari avrebbe finito per significare qualcosa d’essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno più dire, di qualcosa che non è stato ancora detto e ancora non sappiamo cos’è.
http://gabriellagiudici.it/italo-calvino-apologo-sullonesta-nel-paese-dei-corrotti/
non potevano farci niente se erano così, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno col lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione d’altre persone. In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto loro erano i soli a farsi sempre degli scrupoli, a chiedersi ogni momento cosa avrebbero dovuto fare...
la loro consolazione era pensare che così come in margine a tutte le società durante millenni s’era perpetuata una controsocietà di malandrini, di tagliaborse, di ladruncoli, di gabbamondo, una controsocietà che non aveva mai avuto nessuna pretesa di diventare la società, ma solo di sopravvivere nelle pieghe della società dominante e affermare il proprio modo d’esistere a dispetto dei principi consacrati, e per questo aveva dato di sé ( almeno se vista non troppo da vicino) un’immagine libera e vitale, così la controsocietà degli onesti forse sarebbe riuscita a persistere ancora per secoli, in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversità , di sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo magari avrebbe finito per significare qualcosa d’essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno più dire, di qualcosa che non è stato ancora detto e ancora non sappiamo cos’è.
http://gabriellagiudici.it/italo-calvino-apologo-sullonesta-nel-paese-dei-corrotti/
lunedì 18 agosto 2014
mercoledì 13 agosto 2014
About Gaza - Simone Camilli, Pietro Bellorini
About Gaza, un video documentario girato da Simone Camilli, il videoreporter italiano ucciso a Gaza assieme ai cinque artificieri palestinesi che tentavano di disinnescare la bomba lanciata da un F-16 israeliano e rimasta sul terreno.
lunedì 4 agosto 2014
INTERPRETARE HEGEL, INTERPRETARE MARX - Stefano Garroni - 24-10-2013
Consigli di metodo per una comprensione della logica di Hegel.08:00 rapporto dello scetticismo con la dialettica: l'orientamento contro le interpretazioni speculative di Hegel. Ravelli e Valentini.12:10 Fulvio Papi Lezioni sulla scienza della logica di Hegel. 13:15Bompiani sulla fenomenologia dello spirito di Hegel tradotto da Diego Fusaro. 16:30 Hegel sul togliere e il divenire. 18:30 quando Marx analizza la merce e parla di volere d'uso e di scambio c'è il concetto del togliere? 21:30 differenze tra Marx ed Hegel. 22:05Marx è determinista? 25:05 i marxisti che sono diffidenti nei confronti del termine astrazione. 26:10 Ortega y Gasset e Allan Poe sull'uomo della folla. 27:50 L'uso del termine astratto in Hegel.30:20 alienazione ed estraneazione in Marx. I problemi della traduzione. 43:00 i frutti del lavoro dei compagni che si mostrano improvvisamente: la Tunisia e la Romania. 44:50 sulla filosofia orientale. 47:40 sulla Corea del nord e un monaco buddista. 50:40la dialettica che non esiste se non nel determinato. 52:30 su un libro del collettivo: "Ricerche Marxiste". 55:55 la dialettica non è un martello. 59:05 il sapere assoluto.
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