domenica 23 giugno 2013

Cina 2013 - SAMIR AMIN -

I dibattiti sul presente e sul futuro della Cina – una potenza “emergente” – non mi hanno
mai convinto. Alcuni affermano che la Cina ha scelto, una volta e per tutte, la “via capitalistica” e intende perfino accelerare il suo inserimento nella globalizzazione capitalistica contemporanea. Ne sono molto compiaciuti e sperano solo che questo “ritorno alla normalità”
(dato che il capitalismo è “la fine della storia”) si accompagni a un avvicinamento alla democrazia di tipo occidentale (pluripartitismo, elezioni, rispetto dei diritti umani). Essi credono – o hanno bisogno di credere – nella possibilità che la Cina con questi mezzi si inserisca,
seppure gradualmente, in termini di reddito pro-capite nelle società opulente dell’occidente,
cosa che io non ritengo possibile. I cinesi condividono questo punto di vista. Altri deplorano
ciò, in nome dei valori di un “socialismo tradito”. Alcuni si associano alla pratica occidentale del China bashing (1). Altri ancora – coloro che detengono il potere a Pechino – descrivono la via intrapresa come “socialismo alla cinese”, senza ulteriori precisazioni. Se ne possono peraltro riconoscere le caratteristiche leggendo da vicino i testi ufficiali, in particolare i
piani quinquennali, che sono precisi e vengono seguiti piuttosto seriamente.
Di fatto la domanda se la Cina sia capitalista o socialista è mal posta, troppo generale ed
astratta per permettere una risposta che abbia un senso nei termini di questa alternativa assoluta. Di fatto la Cina ha sempre seguito una sua strada originale fin dal 1950, o forse fino
dalla rivoluzione dei Taiping nel XIX secolo. Cercherò qui di chiarire la natura di questa via
originale ad ogni fase del suo sviluppo dal 1950 a oggi – nel 2013.                                                              http://www.puntorosso.it/images/saperi/samir-amin-cina-2013.pdf                                                               http://www.puntorosso.it/                                                                                                                            http://www.iai.it/pdf/OrizzonteCina/OrizzonteCina_13-05.pdf                                                                          http://www.agichina24.it/focus        

lunedì 17 giugno 2013

ROSA LUXEMBURG di Lelio Basso

"Non si va avanti di un passo nel dire che Rosa Luxemburg contrapponeva spassionatamente la spontaneità delle masse alla "vittoriosa e coronata" politica conservatrice della socialdemocrazia tedesca, specialmente dopo la rivoluzione del 1905. Questa contrapposizione aveva carattere completamente rivoluzionario e progressista. Molto tempo prima di Lenin, Rosa Luxemburg ha compreso il carattere ritardante dell'ormai ossificato partito e dell'apparato sindacale ed ha cominciato a combattere contro di essi. Poiché ella confidava nell'inevitabile accentuarsi dei conflitti di classe, ha sempre previsto la certezza di un'apparizione indipendente delle masse contro il volere e contro la linea dei burocrati. In questa sua visione storica generale, Rosa si è mostrata corretta. La Rivoluzione del 1918 fu infatti "spontanea", cioè, fu compiuta dalle masse contro tutti i provvedimenti e tutte le precauzioni della burocrazia di partito. Ma, d'altro canto, la conseguente storia tedesca ha ampiamente mostrato come la spontaneità da sola è lontana dalla possibilità di ottenere vittorie durature; il regime di Hitler fornisce un pesante argomento contro la panacea della spontaneità". (L. Trotzky-1935)                     
A torto si è sostenuto che Rosa Luxemburg sia una sostenitrice della “spontaneità” delle masse: essa si è semplicemente limitata a constatare marxisticamente che le rivoluzioni, come gli scioperi generali, non si improvvisano a comando, perché sono fenomeni che interessano le più vaste masse popolari e che possono mettersi in movimento solo quando ne esistano le condizioni, quando cioè le masse sentano la spinta, inferiore all’azione, ma essa sapeva che quest’azione può dare frutti solo se è coscientemente diretta da una dottrina rivoluzionaria e sorretta da un’organizzazione di partito. Tutta la sua polemica con Berstein era stata appunto una difesa della rigorosa teoria marxista come guida dell’azione del proletariato, ciò che è in evidente contrasto con ogni teoria della spontaneità, ma al pari della teoria essa sentiva la necessità dell’intima adesione delle masse, della necessità che lo sviluppo della coscienza di classe procedesse di pari passo, o addirittura sopravanzasse lo sviluppo dei fattori obiettivi nella direzione del socialismo.
Come osserva Lukasz questa concezione riflette l’unità marxista di teoria e pratica, presente sempre nel pensiero luxemburgiano, dove al partito aspetta il compito grandioso di “dar corpo alla coscienza di classe del proletariato e alla consapevolezza della sua missione storica”, nel quale cioè la dottrina si fonde con la volontà cosciente delle masse, e grazie al quale “la conoscenza diviene azione, la teoria parola d’ordine, la massa che segue questa parola d’ordine si aggrega sempre più ferma, più cosciente e risoluta alle vie della avanguardia organizzata… La coscienza di classe è l’etica del proletariato, l’unità della sua teoria e prassi, il punto in cui la necessità economica della lotta emancipatrice si trasforma dialetticamente in libertà. Riconosciuto il partito come forma storica e come personificazione attiva della coscienza di classe esso diviene nello stesso tempo l’esponente dell’etica del proletariato in lotta. Questa sua funzione deve determinare la sua politica”.
Data questa sua concezione dello sviluppo dialettico della società capitalistica verso una crisi suprema e del proletariato verso una coscienza rivoluzionaria, i suoi atteggiamenti pratici non potevano non essere in favore di una lotta continua e sempre più vasta della classe operaia contro la politica dell’imperialismo, sia in pace che, a maggior ragione, in guerra.                                                                                    
http://stefano-santarelli.blogspot.it/2013/02/rosa-luxemburg-di-lelio-basso.html#more                                 http://177ermanno.blogspot.it/2012/03/sulla-critica-al-parlamentarismo.html                                                 

sabato 15 giugno 2013

Hans Georg Gadamer - Gerardo Marotta: il compito dell'intellettuale.

http://www.youtube.com/watch?v=OH6Jt3zOwaQ                                                                                     http://www.youtube.com/watch?v=Mutdfmiimtg                                                                                                  http://www.youtube.com/watch?v=undaANTdTjo                                                                                                                                                                                              http://www.youtube.com/watch?v=Nrmy4siJ3Vs                                                                                         http://www.youtube.com/watch?v=g82ghjBhl2o     

giovedì 13 giugno 2013

FILOSOFIA E POLITICA -Stefano Garroni -

 Bellissimo intervento, Stefano. Per quanto mi riguarda la filosofia è una scuola utile ad organizzare il pensiero, affilarlo. Nello specifico, Marx (e con lui molti altri), contribuiscono ad affilare le armi per la conquista di un mondo più giusto, per prima cosa, comprendendone molte delle sue componenti, delle sue dinamiche. Non ci sono ricette perfette, alchimie teoriche, mantra dialettici che possano evocare coscienza di classe, rivoluzioni; se non si conosce l'uomo, non c'è dialettica che tenga: la realtà smentirà puntualmente tutte le aspettative nate sulla carta. La giustizia è una condizione che precede e va oltre Marx. Ecco perché suscitare dubbi, far intravedere la possibilità che ci siano elementi materiali, percorsi accidentati ma determinati, per raggiungerla, è indispensabile per allargare l'orizzonte di una lotta che non rimanga solo nella nostra mente. E' così che si alimenta una coscienza, prima ancora che di classe, oggi.
Questa tua frase poi, sarebbe da mettere in cima alla pagina, come monito:

"Ma quest’uomo – noi questo lo dobbiamo capire molto bene – le masse lavoratrici non si battono perché hanno letto Marx; le masse lavoratrici che fanno la rivoluzione non sono comuniste, sono masse che lottano per stare meglio e che capiscono l’importanza del soviet se capiscono che il soviet è uno strumento per poter stare meglio."                                                                                                                                                                                        
Le discussioni più proficue sono quelle che faccio con chi ignora totalmente termini come plusvalore e che si trova distante anni luce dalle visioni marxiste. Ma posso garantirvi che molti di questi hanno una coscienza, anche se non ancora di classe, del quale non dubiterei in alcun modo, cosa che potrei non fare riguardo alcuni "dottori del marxismo" che fanno del marxismo, solo un feticcio, un hobby, un sollazzo mentale.                                                                                                 M. Ferrara                                                                                                               

lunedì 10 giugno 2013

Domenico Losurdo all'Università Statale di Milano - "La lotta di classe"...

                                         http://domenicolosurdo.blogspot.it/                                                                                                               

domenica 9 giugno 2013

Sciuscià / Shoeshine (1946) HD 720p

                                                                                                                                                                         http://www.controappuntoblog.org/2012/11/01/cineimmaginario/