sabato 17 dicembre 2011

Un battito di speranza per i bambini palestinesi

                                                                        http://www.cultureunplugged.com/documentary/watch-online/play/10765/Giving-a-New-Life                                http://nena-news.globalist.it/?p=15553                                                                                                                     

venerdì 16 dicembre 2011

Una proposta di modello cinese: “minbenismo” contro democrazia

Vi sono, nella lettura di Pan, tre elementi che caratterizzano una civiltà: l’elemento istituzionale, quello materiale e quello spirituale. Il primo serve a regolare le aspirazioni materiali del popolo, mentre il terzo chiede di sacrificarle alla prospettiva di un’illuminazione ultraterrena. La Cina è una delle civiltà più materialiste e meno spirituali della storia ed è per questo che ha dovuto sviluppare un assetto istituzionale adeguato a contenere le spinte dal basso e regolarle in una forma ordinata.                                                                                                http://www.cineresie.info/una-proposta-di-modello-cinese-minbenismo-contro-democrazia/

martedì 13 dicembre 2011

IL CROLLO DEL MURO DI CARTA – DA BRETTON WOODS AL G.7 - Gianfranco Pala -

 “Che cosa vuol dire l’accentramento! Il sistema creditizio che ha come centro le pretese banche nazionali e i potenti prestatori di denaro, e gli usurai che pullulano attorno a essi, rappresenta un accentramento enorme e assicura a questa classe di parassiti una forza favolosa, tale non solo da decimare periodicamente i capitalisti industriali, ma anche da intervenire nel modo più pericoloso nella produzione effettiva – e questa banda non sa nulla della produzione e non ha nulla a che fare con essa. Questi rispettabili banditi – ai quali si uniscono i finanzieri e gli speculatori di borsa – sfruttano la produzione nazionale e internazionale” -Karl Marx [C, iii.33]                                              .http://scoobydoom.wordpress.com/2011/12/06/il-crollo-del-muro-di-carta-da-bretton-woods-al-g-7/

domenica 27 novembre 2011

Il Caffè Filosofico - Giordano Bruno e filosofia rinascimentale

  "Che ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi." - Giordano Bruno -                                                            

Lelio Basso nel 1968:

"Sotto il nome “fascismo” si intendono spesso cose diverse. A me sembra che il significato essenziale di esso possa individuarsi in un regime che voglia garantire il potere assoluto di fatto (non importa se rivestito di apparenze  democratiche) al grande capitale alleato con il capitalismo di Stato e con il personale politico dirigente, e che si sforzi di ottenere per questo suo regime l’adesione popolare, grazie alla diseducazione, al conformismo, alqualunquismo, alla depoliticizzazione, ecc. Vi sono dunque nel fascismo due facce, due momenti: quello dell’autorità, del potere assoluto, della forza, e quello della supina acquiescenza, del conformismo, della abdicazione popolare." 

lunedì 10 ottobre 2011

Bellofiore sulla Crisi.avi

Se la natura della crisi è quella che si è detta in queste pagine, e dunque se questa è la sfida, vi è la necessità che si metta mano ad una sinistra di classe. Perché di questo c’è bisogno. La ‘sinistra alternativa’ è morta: prima ce ne si accorge meglio è. E altre, a ben vedere, non ne esistono. Quelle che si autoproclamano tali appaiono del tutto subalterne al social-liberismo. http://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/1612-riccardo-bellofiore-finestra-sul-vuo-la-crisi-delleurela-toovverorottadella-sinistra-.html                                                              http://ilcomunista23.blogspot.com/2011/10/la-grande-recessione-e-la-terza-crisi.html                                     http://www.leparoleelecose.it/?p=911

domenica 2 ottobre 2011

c'e una soluzione: "disimpegno dall'Unione europea e cancellazione del debito con il potere popolare". - KKE -

http://it.kke.gr/news/news2011/2011-09-20-crise                                                                                             Qualunque sia l'esito dello scontro tra le varie sezioni del capitale e tra gli stati imperialisti, l'offensiva della classe dominante continuerà e aumenterà per assicurarsi una forza lavoro piu a basso costo, l'accelerazione delle ristrutturazioni e privatizzazioni, la svendita del patrimonio pubblico ai gruppi monopolisti. 

domenica 25 settembre 2011

Migliorare le nostre condizioni, oggi, è impossibile; possiamo solo difenderle, arroccarci per mantenere, giustamente, dei livelli di vita che il sistema politico ed economico non riesce più a garantire. Poi magari accade qualcosa, e si rimette tutto in discussione. Ma ad oggi, i motivi per essere ottimisti sono veramente pochi.

http://www.militant-blog.org/?p=5536                                                                                                               http://www.sinistrainrete.info/component/content/article/84-politica-economica/1594-riccardo-bellofiore-una-crisi-del-capitalismo.html                                                                                                                                   http://www.marx21.it/internazionale/europa/37-lunione-europea-nel-gorgo-della-crisi.html                                 http://www.sinistrainrete.info/component/content/article/84-politica-economica/1595-raffaele-sciortino-eurocrisi-eurobond-lotta-sul-debito-un-contributo-al-dibattito.html                                                                                                                                               Lotte davvero europee, su scala continentale, sono la condizione necessaria per resistere all’austerità imposta. Solo così, essendo radicali e persino rivoluzionari, è possibile, magari, ottenere in cambio qualche riforma decente.

domenica 18 settembre 2011

Due interessantissimi articoli...

    Il costo del pane per una famiglia ebraica di Ashkelon è un problema reale, ma, nella gerarchia della sofferenza, non può considerarsi prossima all’esperienza di oppressione vissuta da una famiglia in un campo profughi di Gaza City che viveva ad Ashkelon quando si chiamava Majdal, da dove era stata “lavata via” nel 1948, e che ha perduto la panetteria nella distruzione dell’attacco 2008 – 2009, appoggiata apertamente dalla maggior parte degli israeliani che ora si lagnano dell’alto prezzo del pane.                                                                                                                                                             La tragedia della sinistra israeliana, invero, sta nel fatto che è proprio tra quelle classi inferiori che si trova il più forte sostegno all’occupazione ed razzismo anti-arabo. Si tratta di quei settori che compongono la base sociale dei partiti Likud e Shas, di destra.                                                                                                
 http://rete-eco.it/it/approfondimenti/opposizione-israeliana/22751-i-contestatori-israeliani-non-si-rendono-conto-delle-connessioni-tra-neoliberismo-e-occupazione.html     

PALESTINA, LA CRISI DEL LAVORO

Aumentano i disoccupati, diminuiscono gli impiegati in agricoltura. A Gaza, l’unica domanda di lavoro arriva dal governo locale. In Cisgiordania la confisca delle terre dissangua il settore agricolo e ledonne sono costrette al lavoro nero e sottopagato.                           http://www.nena-news.com/?p=12678

 

   

giovedì 25 agosto 2011

Saverio Tommasi alla scoperta di Comunione e Liberazione

La lotta per più alti salari, maggiore occupazione e migliori condizioni di vita e di lavoro può essere condotta da due prospettive opposte. Secondo la prospettiva sottoconsumista e Keynesiana, questa lotta non solo migliora i salari, l’occupazione e le condizioni di vita dei lavoratori. Essa è anche l’uscita dalla crisi perché migliora la redditività attraverso il maggiore potere d’acquisto dei lavoratori. Questo approccio mette in evidenza la comunione di interessi tra il capitale e il lavoro. Anche la tesi Marxista sostiene che quelle rivendicazioni sono sacrosante. Ma questa lotta è condotta dalla prospettiva degli interessi contradditori e reciprocamente incompatibili delle due classi fondamentali. I lavoratori dovrebbero combattere per una redistribuzione del valore da essi creato, per investimenti civili indotti dallo stato, e più generalmente per riforme a loro favorevoli sapendo che i guadagni dei lavoratori sono perdite per il capitale e che tali guadagni contribuiscono all’indebolimento oggettivo del capitalismo piuttosto che al suo rafforzamento. Questa lotta dovrebbe essere una parte di tutta una serie di rivendicazioni (compresa la difesa del nostro patrimonio ecologico e la riconversione dell’industria bellica) il cui scopo è nel breve periodo quello di far pagare gli effetti della crisi ai colpevoli e non alle vittime della crisi e nel più lungo periodo quello di contribuire alla formazione della coscienza che per uscire dalle crisi bisogna uscire da questo sistema. Per coloro che sono veramente interessati alla fine di questo barbaro sistema la scelta è chiara: o Marx o Keynes.

 

Guglielmo Carchedi: Dietro e oltre la crisi

                                                                                                http://www.sinistrainrete.info/component/content/article/81-marxismo/1538-guglielmo-carchedi-dietro-e-oltre-la-crisi.html

martedì 9 agosto 2011

la nuova Costituzione del 1976 definiva la Repubblica di Cuba uno stato socialista di operai, contadini e lavoratori, alleati tra loro e guidati dalla classe operaia diretta dal Partito comunista cubano. Essa stabiliva l’uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzione di razza, sesso, origine nazionale. Sanciva la libertà di espressione, la libertà religiosa, connessa a quella di praticare il culto prescelto, e la libertà di non credere (AA.VV., 1994:294-295).

Resistenza, lotta di classe e religiosità popolare a Cuba - Alessandra Ciattini -
                                                                                                                                http://www.proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=421                                                                                 

S.O.S cultura - Fulvio Papi - Hegel e la dialettica servo/padrone

La distribuzione del reddito in Italia. La storia.

http://www.covodeglieretici.it/reddito-in-italia                                                                                                    http://www.contropiano.org/it/component/k2/item/2890-abbiamo-gia-dato                                                            E' tempo che i comunisti, i rivoluzionari, gli attivisti, i lavoratori più svegli comincino in fretta a recuperare e a divulgare coscenza, identità e conflitto di classe.                                                                                                    Stavolta no, non pagheremo la loro crisi, abbiamo già dato!! Stavolta la devono pagare i ricchi, i padroni, i loro alleati.                                        

martedì 2 agosto 2011

Giangi Skip - Ore alla stazione - DVD - Studio e Live

                                       PeaceReporter - video                                                                                                                             http://www.radiocittaperta.it/index.php?option=com_content&task=view&id=6924&Itemid=9                       http://main.noicimettiamoilbecco.net/31%C2%B0-anniversario-strage-di-bologna-intervento-di-paolo-bolognesi-e-fotogallery/

Documentario sui check point tra palestina e israele

Il primo elemento importante è che viene riconfermato il ruolo assai importante svolto dalla pianificazione e dall’intervento politico (sia dal centro che dalle “periferie”,dalle diverse municipalità e regioni) all’interno del processo di riproduzione complessiva dell’economia cinese: il dominio del cosiddetto libero mercato, con le sue presunte “virtù”, i dirigenti del PCC preferiscono giustamente lasciarlo in esclusiva al declinante capitalismo occidentale con i suoi recenti fallimenti economici e crack finanziari generalizzati.

http://www.lacinarossa.net/?p=502                                                                                                                   La Cina opta per un decisivo salto di qualità basato su:
1) maggiori consumi popolari, minori risorse destinate all’accumulazione;
2) alta tecnologia, meno settori a bassa composizione organica del capitale;
3) più energia verde rinnovabile.  

mercoledì 6 luglio 2011

lunedì 20 giugno 2011

il problema non è la crescita in astratto ma a favore di chi va questa crescita. Non è il quanto si produce ma il come e a quale scopo si produce ad essere centrale. L’errore decrescista sta alla base. Nel capitalismo la produzione di merci è subordinata alla produzione di profitto. Non la produzione di merci, ma la produzione e l’appropriazione privata di profitto è lo scopo e il motore di tutto il meccanismo.

http://www.marx21.it/index.php?option=com_content&view=article&id=377:i-teorici-della-decrescita                                             http://http://www.megachip.info/tematiche/kill-pil/6342-meglio-la-finestra-liberarci-dalleuro-per-unaltra-europa.html                                                                                                                                            www.emigrazione-notizie.org/articles.asp?id=43                                                              http://www.marx21.it/index.php?option=com_content&view=article&id=485:decrescita-o-socialismo&catid=36:documenti&Itemid=63                             

Note sulla polisemia di "dialettica": dal quotidiano alla riflessione formale di Stefano Garroni. "Divino è ciò che sfugge al controllo umano ma ciò che sfugge al controllo umano è, in definitiva, il casuale – ciò che non può essere ridotto a ragione (= ragione finalizzata). Dunque l’esaltazione del divino si capovolge in esaltazione del caso e dell’arbitrio (Hegel, Vorlesungen über die Geschichte der Philosophie.III. Suhrkamp Verlag 1957: 488)".

http://www.marx21.it/index.php?option=com_content&view=article&id=427%3Anote-sulla-polisemia-di-qdialetticaq-dal-quotidiano-alla-riflessione-formale&catid=42%3Apensiero-marxista&Itemid=68

martedì 14 giugno 2011

Debtocracy International Version di BitsnBytes                                                                                                                                   http://www.youtube.com/watch?v=tEsC7GHIdvE&fb_source=message

domenica 15 maggio 2011

EBREI CONTRO L'OCCUPAZIONE ISRAELIANA-Roma, manifestazione x freedom flo...

Il primo punto da mettere in chiaro è il seguente: il concetto di imperialismo, se lo prendiamo nell’accezione leniniana, ha ancora molto da dirci sulla situazione attuale. Per intendersi su questo è sufficiente partire dai "cinque principali contrassegni" che secondo Lenin dovevano essere contenuti nella definizione di "imperialismo", ossia: "1. la concentrazione della produzione e del capitale, che ha raggiunto un grado talmente alto di sviluppo da creare i monopoli con funzione decisiva nella vita economica; 2. la fusione del capitale bancario col capitale industriale e il formarsi, sulla base di questo 'capitale finanziario', di un'oligarchia finanziaria; 3. la grande importanza acquistata dall'esportazione di capitale in confronto con l'esportazione di merci; 4. il sorgere di associazioni monopolistiche internazionali di capitalisti, che si ripartiscono il mondo; 5. la compiuta ripartizione della terra tra le più grandi potenze capitalistiche."

http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=20993                                                      http://www.carmillaonline.com/archives/2011/05/003900.html

Non ci sembra di scorgere in queste scelte nessuna Perestroika, nessuna marcia di avvicinamento al capitalismo e neanche l’adozione del modello cinese, del socialismo di mercato. I compagni cubani non hanno mai condiviso il “socialismo di mercato”, ma sanno bene, come hanno dimostrato in 50 anni di resistenza rivoluzionaria che la costruzione del socialismo e dei suoi principi basilari: la libertà, l’uguaglianza, il diritto al lavoro e la copertura sociale, l’istruzione e la sanità per tutti, comporta in un periodo più o meno lungo di transizione la necessità di convivere, come storicamente è accaduto con il mercato e con le forme capitalistiche monetario-mercantili e pertanto è fondamentale rafforzare le relazioni internazionali politicoeconomiche e commerciali.

http://www.nuestra-america.org/pdf_client/doc.%20RdC%20VI%20Cong.%20FarfallaUragano.pdf

sabato 7 maggio 2011

Stalin, anarchismo, socialismo. (Stalin, Werke. Band 1).

Nella lotta, ogni classe si fa guidare dalla sua ideologia: il liberalismo è l’ideologia della borghesia; il proletariato, invece, ha  come ideologia il socialismo. (1)
Il liberalismo non è alcunché di compatto, ma sì di distinto, come lo è al proprio interno la borghesia: analogamente vanno le cose per il socialismo.
Wir wollen uns hier nicht mit der Untersuchung des Liberaismus befassen – das verschiedeben wir besser auf in anderes Mal. Wir wollen den Leser nur mit dem Sosialiamus und seinen Strőmungen bekannt machen.
Le tre correnti principali del socialismo sono: 1) riformismo, 2) anarchismo, 3) marxismo.
Come esempio di riformismo Stalin dà Bernstein[-1] , e caratterizza la corrente non mediante la lotta, ma sì la ricerca della collaborazione tra le classi.
Un grande riconoscimento da parte di Stalin: anche l’anarchismo fa parte del socialismo,come il marxismo, ma non come il riformismo. Entrambi le correnti si combattono aspramente; entrambe si sforzano di presentarsi agli occhi del proletariato come dottrine autenticamente socialiste … Noi non apparteniamo a quella gente che, al solo sentire il termine anarchismo  voltano le spalle con disprezzo, spiegando a gesti il loro comportamento, volendo significare che non vale la pena parlar di loro: a nostro avviso una critica così a buon mercato non ha valore né utilità.
Né siamo d’accordo con coloro, i quali dicono che gli anarchici non hanno masse dietro di loro e che, dunque, non sono tanto pericolosi. La questione non è, chi è seguito da un numero maggiore o minore di masse; si tratta, piuttosto, dell’essenza della dottrina; se la dottrina anarchica fosse veridica saprebbe certamente trovare la strada per raccogliere le masse intorno a sé…Ma quella dottrina non è  valida, dunque non può essere a lungo sostenuta ma è destinata a restare in aria[-2] . L’inconsistenza, però, dell’anarchismo va dimostrata.
Più d’una concezione hanno in comune principi,com’è il caso del marxismo e dell’anarchismo; tuttavia, vi sono tra di loro opinioni diverse a proposito della tattica.
La nostra idea è che gli anarchici siano autentici nemici del marxismo; riconosciamo dunque anche che à difficile confrontare queste due dottrine tuttavia, questo è un grosso errore.
Noi riteniamo che gli anarchici siano autentici nemici del marxismo; dunque, riconosciamo anche che contro un reale nemico sia necessario condurre una lotta altrettanto reale. Ma per questo è necessario indagare da cima a fondo la teoria degli anarchici e valutarla sotto tutti gi aspetti.
Il fatto è che marxismo ed anarchismo si fondano su principi radicalmente opposti, anche se compaiono entrambi nell’arena sotto la bandiera del socialismo.
Ciò che più conta per l’anarchico è la personalità, la cui liberazione, secondo il suo punto di vista, è la condizione fondamentale per la liberazione delle masse, della collettività. Dal punto di vista dell’anarchismo, la librazione delle masse è impossibile, fino a che non sia libera la  personalità. Il punto fondamentale per il marxismo è, invece, la massa, la cui liberazione, a suo giudizio, è la condizione principale della liberazione della personalità. Ciò significa che, dal punto di vista del marxismo, la liberazione della personalità è impossibile, fino a che le masse non sono libere, per cui il suo slogan suona così .
E’ chiaro che qui abbiamo a che far con due principi che si negano reciprocamente e non solo con differenti visioni della tattica.

 [-1]Perchè non Kautsky?
 [-2]E’ interessante che si potrebe pore in contraddizione tra di loro il fare di Bernsein il capo fila del riformismo ma non Kautsky, con l’aspra polemica antianarchica.

domenica 24 aprile 2011

Vittorio Arrigoni - Un ultimo saluto -

         http://www.contropiano.org/it/archivio-news/archivio-news/item/951-il-discorso-letto-al-funerale-di-vittorio-arrigoni                                                                                                                                                          http://baruda.net/2011/04/24/a-vik-tornato-a-casa-sua-dalla-sua-amata-palestina/

giovedì 17 marzo 2011

domenica 6 marzo 2011

sempre sulla crisi...

http://www.leftcom.org/it/articles/2010-11-15/approfondimenti-su-cause-sviluppi-e-%E2%80%9Crimedi%E2%80%9D-della-crisi-capitalistica

Negli ultimi anni, l’Egitto ha visto molti tumulti, sia contro la collaborazione con il sionismo, sia causati dalla fame. Questi due aspetti sono intimamente legati. I manifestanti evocano alla rinfusa gli accordi di Camp David, il blocco di Gaza, i diritti dell’Egitto sul Nilo, la partizione del Sudan, la crisi degli alloggi, la disoccupazione, l’ingiustizia e la povertà.

http://www.voltairenet.org/article168334.html

La caduta di Mubarak e il possibile insediamento di un governo indipendente e democratico significherebbe che Israele potrebbe perdere il suo principale alleato poliziesco. Un’opinione pubblica democratica non coopererebbe con Israele per il mantenimento dell’embargo a Gaza, né condannerebbe i palestinesi a morire di fame per piegare la loro volontà di resistere. Israele non potrà contare su un governo democratico per spalleggiare le violente occupazioni di terre in Cisgiordania e il suo regime fantoccio palestinese. Se ci sarà un’Egitto democratico, gli Stati Uniti non potranno più contarci per spalleggiare i loro intrighi in Libano, le loro guerre in Irak e Afganistan o le sanzioni contro l’Iran.

http://www.aldogiannuli.it/2011/03/egitto-la-cia-e-il-mossad/

a proposito di "crisi"...

http://controappunto.splinder.com/post/24236881/2012-nuova-crisi

mercoledì 16 febbraio 2011

"Emblematico il caso dell’Irlanda, dove è successo esattamente questo: 1) lo Stato ha salvato le due maggiori banche del Paese, travolte dalla crisi immobiliare, con iniezioni di capitale per decine di miliardi di euro; 2) questo ha fatto esplodere il deficit pubblico, che è schizzato al 32% del pil su base annua (il limite di Maastricht è al 3%); 3) contemporaneamente, sono state assunte misure di austerity che hanno precipitato il Paese in deflazione; 4) la crisi bancaria si è approfondita anche per questo motivo: e sono risultati necessari altri soldi, che lo Stato irlandese non era in grado di pagare; 5) di qui la necessità di un soccorso internazionale (un prestito di 85 miliardi di euro, un terzo dei quali destinato alle banche), a fronte di una severissima manovra di bilancio su 4 anni (tagli alla spesa pubblica e ai servizi sociali per 15 miliardi di euro, 25.000 impiegati pubblici a casa, neoassunti con uno stipendio del 10% inferiore e così via). La morale di tutta questa storia è molto semplice: il governo irlandese ha dato i soldi alle banche e i lavoratori irlandesi pagano il conto". - Vladimiro Giacchè -

http://www.marx21.it/                                                                                                                                http://www.megachipdue.info/tematiche/kill-pil/5639-eurocrack-.html

sabato 5 febbraio 2011

..."è senza dubbio necessario ridiscutere quale oggi, possa essere il significato di umanesimo." - Stefano Garroni -

E’ in questo modo che F.. Hinkelammert inizia il suo saggio (Marxismus, Humanismus, Religion), nel fascicolo 4 –2010 di Marxistische Blãtter, la rivista teorica della DKP o Partito comunista tedesco.
Nella nostra storia moderna, il momento culminante dal punto di vista dell’ umanesimo porta il nome dalla Rivoluzione  francese, la quale tuttavia si svolse entro un limite di fondo: essa nacque e si stabilizzò, di fatto, quando il mercato mondiale si era  ormai costituito come mercato capitalistico.
E’ questo è il motivo, per cui l’umanesimo della Rivoluzione francese è ancora essenzialmente ridotto ad un umanesimo dell’uomo astratto, il quale si identifica con il proprietario privato. Ma questa stessa Rivoluzione francese, che pur sbocca in una pura ristrutturazione borghese della società,, nello stesso tempo fonda le categorie,, partendo dalle quali diviene possibile fondare un nuovo umanesimo.
Data la sua identificazione di uomo con il proprietario privato, la Rivoluzione francese può continuare a basarsi su una situazione di estremo sfruttamento e sulla costrizione al lavoro nella forma della schiavitù di massa.
Dall’altro lato, nella Rivoluzione vennero espresse le categorie politico-giuridiche della cittadinanza.
Son queste categorie, che divennero una base della moderna democrazia, sebbene ancora limitata agli uomini bianchi e proprietari. Poggiandosi sulla categoria della cittadinanza e della sue estensione continua si andrà provocando un movimento per i diritti dell’uomo, che definisce le lotte future per l’emancipazione.. L’uomo come cittadinodunque,non è necessariamente un borghese-: ecco da cosa nascerà  un  concetto di cittadinanza, che supera i limiti sociali della borghesia.
In primo luogo si tratta qui dell’emancipazione degli schiavi, delle donne e della classe operaia. Si può simbolizzare la profondità del conflitto mediante tre morti importanti: la morte di Olimpia de Gouges, che rappresenta il diritto delle donne a divenire cittadine e che fu ghigliottinata. Analogamente morì ghigliottinato Babeuf, che rappresenta il diritto d’associazione dei lavoratori. Toussaint-Louverture, il liberatore degli schiavi ad Haiti, fu arrestato ed ucciso, sotto l’imperatore Napoleone.
Come si vede, le cosiddette rivendicazioni di emancipazione erano, certo, il prodotto della Rivoluzione francese, ma si capovolsero contro di essa, per il fatto che la rivoluzione si andò sempre meglio definendo come borghese. Più tardi apparvero maggiori richieste di emancipazione, come quella delle colonie,, delle culture e della natura sfruttata e distrutta. Ma tutte queste emancipazioni costringono il sistema borghese a confrontarsi con le vittime sacrificali, che sono il prodotto del suo stesso sviluppo. Questo è il senso di un nuovo umanesimo: ovvero, l’umanesimo dell’uomo vivente in quanto soggetto, di contro alla riduzione dell’umanesimo a quello del proprietario nel quadro del mercato., Il quale diritto ha ben presto la tendenza  a riconoscere come unico diritto umano  quello alla proprietà appunto.
Queste lotte per l’emancipazione hanno ottenuto significativi successi, poiché sottendono diritti umani, che sono entrati ormai nelle Carte costituzionali. Tuttavia, la riduzione dei diritti umani al diritto di proprietà ha la tendenza ad annullare ancora una volta tutti gli altri.
.Attualmente, la strategia della globalizzazione, che ha immediatamente prodotto molte catastrofi, inoltre ripropone il grave pericolo, in nome della totalizzazione del mercato e della proprietà privata,  di nullificare i diritti dell’uomo come mero soggetto vivente –i quali ultimi sono effettivamente il risultato delle lotte d’emancipazione degli ultimi secoli. Proprio questo è il problema dell’umanesimo oggi.
Per entrare in merito a questo problema, potrei cominciare con un’analisi dell’umanesimo, per come,, dopo la Rivoluzione francese e fino alla prima metà del IX secolo, operò contro la riduzione delle relazioni umane a relazioni tra merci.
Così come già avveniva nella formulazione  dell’umanesimo borghese del XVIII secolo, anche per questa nuova formulazione dell’umanesimo del soggetto, un atteggiamento critico contro la religione costituiva un suo elemento irrinunciabile: formulazione dell’umanesimo e critica della religione vanno sempre mano nella mano.
Voglio qui prender le mosse dalla critica alla religione, formulata dal giovane Marx, allo scopo di analizzare cosa divenga questa stessa critica nel Marx più tardo e come si rapporti alla critica della religione, che si trova nella teologia della liberazione. Inizierei con alcune citazioni, che potrebbero mostrare questa posizione di partenza:
1 - nella Prefazione alla tesi di dottorato del 1841, Marx dice che la ‘filosofia’ - che nello scritto in questione è già intesa come teoria critica-, si pronuncia contro tutte le divinità celesti e terrene, che, di necessità, non riconoscono l’autocoscienza umana come la massima divinità.
Nel testo marxiano l’autocoscienza umana è la massima divinità di contro ad ogni altra pretesa divinità terrena o celeste;  in Marx, autocoscienza va sempre intesa come essere autocosciente: “la coscienza non può essere altro che l’essere cosciente e l’essere dell’uomo è il suo effettivo processo di vita: l’autocoscienza è dunque la coscienza dell’uomo, come se stesso nel suo reale processo di vita.
2 - Nella più tarda critica della hegeliana Filosofia del diritto del 1844, Marx afferma: “La critica della religione termina con la dottrina, secondo cui l’uomo è la più alta essenza per l’uomo stesso, ovvero termina con l’imperativo categorico di sbarazzarsi di tutti quei rapporti, in cui l’uomo è un’essenza diminuita, schiavizzata, disprezzata.” Con l’espressione l’autocoscienza umana come la massima divinità, possiamo trovare anche quest’altra espressione, secondo cui l’uomo è la massima essenza per l’uomo stesso. Marx mostra pure che quando si dichiara massima essenza qualcosa di diverso dall’uomo si finisce col fare dell’uomo qualcosa di diminuito, schiavizzato e disprezzato.
Coniugando le due citazioni abbiamo ciò che potremmo indicare  come il paradigma marxiano della critica alla religione.
Detto in altre parole ed in base a codesto paradigma, la teoria critica si erge contro ogni divinità terrena o celeste, la quale non riconosca che è l’uomo  la massima essenza per l’uomo stesso; la stessa teoria critica si contrappone ad ogni divinità celeste o terrena, nel cui nome l’uomo non è la massima essenza per l’uomo, ma è, proprio per questo, qualcosa di diminuito, asservito, disprezzato.


Qui si fa interessante una prcisazione/obiezione dell’A. (anche se è dubbio, che possa resistere ad una critica sensata): Hinkelammert afferma che a ben vedere il paradigma marxiano della critica alla religione  vale piuttosto come un criterio per differenziare quest’ultima, non come un attacco contro la relligion, anche se invece Marx se ne serve per dimotrare che, in certe condizioni storiche, la religione in quanto tale diviene superflua. Dunque, il paradosso a cui Hinkelammert perviene, da un lato, è la sostanziale accettazione della valutazione di Marx sulla religione; nello stesso tempo, però, da ciò egli non  ne ricava la sostanziale storicità o caducità.


domenica 23 gennaio 2011

Bertolt Brecht - Lode del Comunismo -

‘’ È ragionevole chiunque lo capisce. È facile.
Non sei uno sfruttatore, lo puoi intendere.
Va bene per te, informatene.
Gli idioti lo chiamano idiota e, i suicidi, suicidio.
È contro il sudiciume e contro l’idiozia.
Gli sfruttatori lo chiamano delitto.
Ma noi sappiamo: è la fine dei delitti.
Non è una follia, ma invece fine della follia.
Non è il caos, ma l’ordine, invece.
È la semplicità che è difficile a farsi''. 

Bertolt Brecht - ma potrebbe andar bene anche per la attuale situazione cubana o, per altri versi, cinese -

La parabola di Mi-en-leh dell’ascensione di alte montagne

Quando i fabbri d’aratri e i contadini poveri ebbero conquistato il potere con l’aiuto di Mi-en-leh, non pote­rono realizzare subi­to tutti i loro piani. La loro avanzata sembrò arrestarsi e qualche volta dovettero perfino arre­trare di qualche passo. Questo spet­tacolo riusciva insop­portabile a molti che vi assistevano da lontano. Ogni vol­ta che i fabbri d’aratri sotto la guida della Lega dei prole­tari di Min-en-leh subivano uno scacco, o, per evitare di subirne uno, rimandavano un progetto, gli spettatori in­tonavano un coro di urla, gridando che i fabbri tradivano i loro principi e che la Lega lasciava le cose come erano. Costoro consideravano i rivolgimenti come un atto che avviene in una sola volta, all’incirca come il salto di un crepaccio, che o riesce o non riesce, e se non riesce am­mazza chi ci si è provato.
Mi-en-leh disse:
Immaginiamoci un uomo che volesse salire su un mon­te altissimo, scosceso e finora inesplorato. Supponiamo che, dopo aver superato inaudite difficoltà e pericoli, sia riuscito a salire molto più in su dei suoi predecessori, ma non abbia ancora raggiunto la cima. Si è trovato in una si­tuazione in cui avanzare ancora nella direzione voluta non era solo difficile e pericoloso, ma semplicemente impossi­bile. Ha do­vuto tornare sui suoi passi, scendere in basso e cercare nuovi tracciati, forse più noiosi, ma tali da offri­re la possibilità di rag­giungere la vetta. Senonché il di­scendere da questa altezza, mai finora attinta in tutto il mondo, a cui si trovava il nostro imma­ginario alpinista, importa più pericoli e difficoltà dell’ascesa: in discesa si scivola più facilmente, è più difficile vedere bene i punti in cui si mettono i piedi. In discesa non si prova più l’en­tusiasmo di quando ci si muoveva verso l’alto, dritti verso la vet­ta. Bisogna legarsi con la corda, si perdono delle ore a scavare con la piccozza i punti cui assicurare saldamente la corda. Biso­gna muoversi con la lentezza di una tartaru­ga continuando a scendere, allontanandosi dalla mèta e senza vedere se questa perico­losa e tormentosa discesa terminerà con la scoperta di un buon tracciato con il qua­le si possa tornare a spingersi più sicuramen­te, più rapi­damente e direttamente in avanti, in su, verso la mèta, verso la vetta.
Non è naturale supporre che l’uomo in questa situazio­ne, benché prima fosse salito ad altezze inaudite, attraver­si dei momenti di sconforto? E certo questi momenti sa­ranno più frequenti e più difficili da attraversare quando egli ode voci dal basso, voci di chi da prudenziale distan­za contempla col cannocchiale quella pericolosa discesa, la quale non può essere chiamata < frenata > perché la fre­nata presuppone una vettura già collaudata in preceden­za, una strada ben sistemata, un meccanismo già speri­mentato. E qui non c’è vettura, non c’è strada, nulla, pro­prio nulla che sia stato sperimentato prima.
Dal basso si odono voci di malevola soddisfazione. Gli uni esprimono apertamente questa soddisfazione gridan­do: Tra un po’ cadrà giù! Gli sta bene, a quel matto! Gli altri si ingegnano di celare la loro soddisfazione agendo se­condo il modello di Juduska Golovlev. Essi guardano in alto con occhi mesti e gemono: Purtroppo i nostri timori si sono rive­lati fondati. Non abbiamo forse impiegato tut­ta la nostra vita a elaborare il giusto piano per l’ascensione di questo monte? Non abbiamo chiesto che si rimandasse l’ascensione fino a che avessimo terminato di mettere a punto il nostro piano? E quando lot­tavamo così appassio­natamente contro il tracciato che ora viene abbandonato anche da questo povero stolto (ecco, guardatelo, torna in­dietro, scende, si arrovella delle ore intere per regredire di qualche pollice, e a noi ci ingiuriava con i peggiori epiteti quando invocavamo sistematicamente moderazione e pre­cisione), quando condannavamo così aspramente questo mentecatto e diffidavamo ognuno dal dargli aiuto e soccor­so, lo facevamo esclusivamente per amore del grande pia­no d’ascensione della montagna, acciocché questo grande piano non venisse compromesso.
Per fortuna l’alpinista nelle condizioni date nel nostro esempio non può sentire la voce di questi “veri amici” dell’idea dell’a­scensione, altrimenti gli verrebbe la nausea. E si sa che la nausea non è propizia alla lucidità della testa e alla saldezza dei piedi, in ispecie a grandi altezze.