«L’impazienza esige l’impossibile, cioè il raggiungimento del fine ma senza i mezzi» (Hegel)
venerdì 28 febbraio 2014
il comunista: E. Cassirer, Scienza e funzione… - Stefano Garroni...
il comunista: E. Cassirer, Scienza e funzione… - Stefano Garroni...: “La nuova posizione, che la filosofia contemporanea viene gradualmente assumendo riguardo ai fondamenti della scienza teoretica, forse in ...
I sofisti - Mario Vegetti - Antonio Gargano -
Viviamo in un’epoca sofistica. Da che cosa è caratterizzata la sofistica? Dal dominio dell’opinione, dalla convinzione che la verità non possa essere raggiunta. Viviamo in un’epoca dominata dall’opinione, dalla sfiducia nella possibilità di raggiungere la verità, dallo scetticismo, e il dominio dell’opinione si fa sentire oggi con mezzi più potenti che all’epoca sofistica greca, cioè con i mezzi di comunicazione di massa. I modelli di esistenza vengono imposti da creatori di opinioni, non certo ispirati da filosofi o da chi si sforza di indagare la verità. Vedremo come i sofisti teorizzano il relativismo e come alla luce della filosofia di Socrate e di Platone il relativismo e lo scetticismo nella conoscenza, che comportano l’individualismo e l’egoismo nella vita pratica, possono essere sconfitti perché sono logicamente infondati. Possiamo riassumere così i tratti della sofistica: sofistica vuol dire regno dell’opinione, sfiducia nella possibilità di raggiungere la verità, quindi relativismo, scetticismo, soggettivismo, e di conseguenza individualismo. http://www.iisf.it/scuola/s_s_plato/sofisti.htm
martedì 25 febbraio 2014
mercoledì 19 febbraio 2014
Non esistono paesi allegorici: Islanda
Dato
che cambiare la vita è troppo difficile, e per la verità neanche poi tanto
desiderabile, si cambia paese, o si proiettano su un altro paese tutte le belle
qualità che non si riescono a trovare nel proprio. Così
non si può proprio dire che questi cinque anni siano stati anni di sogni
realizzati, men che meno di rivoluzioni. Il governo è di nuovo in mano al
centrodestra: non sono proprio gli stessi che erano al potere prima del 2008,
ma la razza è quella: milionari figli di milionari, come Bjarni Benediktsson.
Le cose, lentamente, migliorano. L’economia è in ripresa. La promessa di
tagliare i mutui forse verrà mantenuta, chiedendo una dilazione al Fmi, limando
un po’ le pensioni, convincendo le banche ad essere gentili. E a proposito di
banche, i primi processi ai banchieri pre-2008 si stanno concludendo, qualcuno
andrà in prigione. Per il resto, l’Islanda non entrerà nell’Unione europea.
L’idea della costituzione scritta dai cittadini è tramontata, e forse è meglio
così. Gran parte della stampa continua a essere controllata dalle solite
famiglie, e insomma tutto è tornato più o meno come prima (l’unica differenza
percepibile, arrivando, è che la compagnia low cost Iceland Express ha cambiato
nome ed è diventata Wow Airlines, e i colori dei sedili sono passati da
arancione a blu ma gli apparecchi vengono sempre dall’Europa dell’est: le
scritte a bordo sono in inglese e in cirillico, lo stewart si chiama Filip, la
hostess Alina). [...] Non c’è stata nessuna sfida
islandese alla finanza internazionale, soltanto una prima disinvolta e poi
fraudolenta gestione degli strumenti finanziari da parte delle banche
islandesi; e la comprensibile tendenza di molti cittadini islandesi a non fare
troppe domande, per non spezzare l’incantesimo. “A un certo punto, un po’ prima
della bancarotta”, mi ha detto Ragga, “era diventato abbastanza chiaro che non
poteva continuare così. E allora la gente non ha rallentato: ha accelerato, ha
fatto ancora più debiti, ha comprato ancora più cose, è partita per le Canarie.
Passava l’ultimo treno, era da idioti perderlo”. http://www.internazionale.it/opinioni/claudio-giunta/2014/02/18/non-esistono-paesi-allegorici/ http://www.odradek.it/blogs/index.php/2011/11/05/chi-paga-che
domenica 16 febbraio 2014
FRANCESCO VALENTINI: STATO E DEMOCRAZIA - LA POLITICA -
venerdì 14 febbraio 2014
Port - Royal - Aristide Bellacicco -
Nessuno
veniva sgridato né minacciato.
Non
esistevano punizioni.
Ci
limitavamo a renderli tristi. Ci sembrava giusto così.
(maestro
Arnauld)
Io la mattina mi alzavo alle quattro per dire messa. Poi leggevo la bibbia per un’ora e
alle sei, con qualsiasi tempo, uscivo a
passeggiare nel parco. Dall’angolo sud, accanto al glicine, si riusciva a vedere Versailles. Non mi è mai piaciuto
guardare da quella parte, e ogni volta che ci capitavo tornavo indietro alla
svelta. - Stai scappando? – mi chiedevo, e non volevo rispondermi. Bevevo un
bicchiere di latte nella mia stanza, indossavo l’abito scuro e preparavo i
libri per la lezione. La scuola occupava una sola aula al piano terra del
convento, con le finestre che davano sul cortile interno alle spalle del parco.
Da lì passavano solo le suore e qualche prete, nulla che potesse distrarre i
bambini. Erano in tutto trenta, il più giovane aveva cinque anni e il più
grande dodici. Si chiamava Blaise, era un ragazzino molto sveglio e il
solo veramente indisciplinato. Era anche il meno triste, però, e io non sapevo
se rallegrarmene o se considerarla una sconfitta personale. Questo dubbio mi è
rimasto nei tanti anni che sono passati da allora, ma col tempo ho imparato a
sottovalutarlo. Era una domanda legittima e insensata.Adesso racconterò la
storia di Blaise e del suo maestro Arnauld, che sono io, e di Albertine, l’unica donna che ho amato in vita mia.
sabato 8 febbraio 2014
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