sabato 6 luglio 2013

scritto di Mauro Venegoni operaio comunista ucciso barbaramente dai fascisti [ottobre '44] sulle origini del fascismo in Italia.

 “La classe che detiene il privilegio politico, la classe che detiene il privilegio economico, la classe che ha con sé la magistratura, la polizia, il governo, l’esercito, ritiene che sia giunto il momento in cui essa per difendere il suo privilegio, esce dalla legalità e si arma contro il proletariato… è dunque una burla – pensano i lavoratori – lo Stato democratico che dovrebbe assidersi sulla definizione della legge uguale per tutti. Non è dunque vero quello che i democratici hanno detto, che dentro la costituzione è possibile qualunque sviluppo della classi lavoratrici, qualunque sviluppo del proletariato”
Giacomo Matteotti, gennaio ’21                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Sintesi critica sulla storia del fascismo e sulla sua caduta in Italia
Considerazioni sul momento attuale. Prospettive per l’avvenire
Opinione di un operaio comunista
Il presente scritto può servire:
. a rinfrescare la memoria
. a richiamare alla realtà,
. a indicare la strada.                                                                                                                                                                                                    . a ritrovare la bussola a chi l’avesse smarrita 


Periodo del dopo guerra. 1919, ’20, ‘21
Nell’immediato periodo che seguì la fine dell’altra guerra mondiale imperialista, anche l’Italia, come quasi tutti i paesi capitalistici d’Europa che presero parte a quel conflitto, non potè sfuggire alle conseguenze dell’aggravamento di quella “crisi generale organica” del sistema capitalistico, incominciata colla guerra stessa.
Detta crisi doveva produrre – con l’ondata rivoluzionaria, prima, e colla instaurazione dello Stato corporativo fascista, poi – la rottura definitiva e per sempre dell’equilibrio dell’economia e dell’ordinamento dello Stato liberale–democratico italiano.
E’ sufficiente ricordare qui qual era la situazione d’allora: le masse degli smobilitati disoccupate, esasperate dalle promesse loro fatte e non mantenute dalla borghesia italiana; i grandiosi moti popolari contro il caro vita, quasi incontrastati dalla forza pubblica, impotente ad intervenire; agitazioni di ogni genere imperversanti in tutta la penisola, tanto nelle città che nelle campagne; la borghesia, sotto la pressione rivoluzionaria delle masse, sbigottita e disorientata, perdeva sempre più il controllo della situazione; la serie degli scioperi ed agitazioni dovevano più tardi sboccare nell’occupazione delle fabbriche; il Partito socialista, partito che allora raccoglieva i voti e le speranze rivoluzionarie delle masse proletarie in rivolta, registrava grandiosi successi nelle elezioni politiche e comunali raccogliendo milioni di voti e conquistando centinaia di comuni. In poche parole: in quel periodo del dopo guerra il proletariato italiano, nell’acutizzarsi della lotta di classe, raggiunta una maggiore coscienza di classe e maturità politica, colla sua azione sempre più consapevole e sempre più aggressiva, minacciava da presso il potere politico della borghesia.

Come nacque il fascismo in Italia
E’ noto come questo grande movimento rivoluzionario del dopoguerra non potè allora raggiungere quello che doveva essere lo scopo fondamentale di esso: la conquista del potere politico da parte del proletariato, e si esaurisse, soprattutto a causa dell’inettitudine del Partito Socialista e della Confederazione Generale del Lavoro, organi massimi  direttivi di quel movimento, e per la codardia di quelli che formavano i quadri dirigenti politici e sindacali di questi due massimi organismi, quadri in gran parte costituiti da elementi intellettualoidi, piccoli borghesi mancati, burocrati poltroni controrivoluzionari che, nei momenti decisivi, non seppero e non vollero prendere la decisione suprema.
Intanto la borghesia demo-liberale, dopo il primo smarrimento, cominciava a riprendersi. Il suo governo con a capo Giolitti, per tutto questo tempo critico seppe barcamenarsi: la vecchia volpe di Dronero (città natale di Giolitti), temporeggiando con vaghe promesse e giocando di astuzia coi capi socialisti riuscì sempre a tenere questi in iscacco. Finchè, ad un certo punto, la borghesia credette giunto il momento di reagire contro il minaccioso movimento rivoluzionario della piazza e, col suo governo Nitti, crea quel corpo mercenario speciale della Guardia Regia col compito specifico di reprimere il dilagante movimento rivoluzionario del proletariato italiano, difendendo dai nuovi assalti il proprio potere politico in pericolo.
Visto però che anche questo corpo di “guardie bianche” risultava insufficiente a tal bisogna perché poteva operare soltanto alla superficie, ecco allora la borghesia italiana ricorrere alla “guardie nere”: il fascismo squadrista, che doveva operare in profondità.

Il ruolo dello squadrismo
E’ di questi tempi infatti che la borghesia italiana, agraria ed industriale, procede all’organizzazione di quelle “squadre d’azione” fasciste composte prevalentemente nella campagna dai figli di grossi fittavoli e agrari, e nelle città, di figli di papà e da “lumpen” (sottoproletariato), reclutati, questi, fra la teppaglia dei bassifondi e fra i cosiddetti “arditi” fannulloni, le quali squadre dovevano essere poi lanciate all’assalto dei fortilizi delle organizzazioni operaie e contadine coll’intento di distruggerle alla radice.
Chi non ricorda le feroci azioni terroristiche di queste squadre d’azione nelle loro cosiddette “azioni punitive”, le devastazioni, gli incendi di Camere del Lavoro, Case del Popolo, Cooperative ecc., gli assassini e ogni sorta di vandalismi commessi da queste bande della borghesia ai danni delle organizzazioni operaie e contro i migliori elementi del proletariato?
Questi vandali erano facilitati nella loro opera distruttrice ed ebbero alla fine quasi sempre ragione dell’eroica e tenace resistenza opposta dai lavoratori, grazie e a causa dell’appoggio e la connivenza aperta della polizia, dei governi borghesi demo-liberali, dei vari “nutro fiducia” di allora, tipo Bonomi, Facta ecc., che si curavano di disarmare ed incarcerare i proletari e di proteggere i fascisti.
E così, dunque, che la borghesia italiana otteneva il suo scopo: il fascismo colla sua azione distruttrice era finalmente riuscito ad affievolire, disperdere, spezzare e ricacciare indietro il tanto temuto movimento rivoluzionario del proletariato italiano, assicurandosi il suo dominio politico e, nell’ottobre 1922, la monarchia sabauda, fedele interprete e genuina rappresentante della borghesia italiana, durante la farsesca “Marcia su Roma” chiamava Mussolini, capo delle camicie nere, il quale compì l’”eroica” marcia in treno direttissimo Milano-Roma, e gli affidava ufficialmente il potere.

L’opera del fascismo al potere
Esaminiamo ora sommariamente quale è stata l’opera del fascismo nei suoi 21 anni di governo e le disastrose conseguenze provocate dalla sua avventuriera politica di un neo imperialismo temerariamente infantile ed esasperato che doveva condurlo inevitabilmente alla sua ingloriosa fine, come infatti è avvenuta in questi giorni.
Insediatosi che fu il fascismo al potere, in pochi anni, prima ridusse a gradi a gradi quelli che costituivano i cosiddetti “sacri” diritti dei cittadini, lasciando solo una parvenza di libertà di organizzazione, di riunione, di stampa, ecc.; di modo che, di quel poco che era rimasto in piedi, in fatto di organizzazioni operaie, dopo l’azione distruggitrice operata dallo squadrismo – sindacati, partiti politici, cooperative, giornali, ecc., - venivano sottoposti ad una soffocante vigilanza, a continue vessazioni ed angherie d’ogni genere, da parte della sua polizia (alla quale erano state intanto moltiplicati gli effettivi) da impedire ogni attività, e paralizzare così ogni movimento proletario.

Le leggi speciali – Soppressione di ogni libertà
Finchè nel ’26, colla promulgazione delle leggi speciali per la sicurezza dello stato, con l’istituzione del Tribunale Speciale e delle Commissioni per l’assegnamento al confino e l’ammonizione ecc., il fascismo fece scempio di ogni libertà e tabula rasa di quei “sacri principi” sanciti dallo Statuto demo-liberale; sciolse tutti i partiti e organizzazioni, compresi quei partiti borghesi che l’avevano aiutato a crescere e a prosperare, sottopose quei cittadini che erano suoi avversari politici e che per avventura non erano disposti a capitolare e rinunciare alla propaganda delle loro idee politiche, ad una spietata persecuzione, cacciandoli in galera, o relegandoli al confino, oppure infliggendo loro l’ammonizione.

L’insegnamento che ne deriva
Dal suddetto esame si è portati a fare la seguente constatazione importante: che la borghesia al potere, sia essa democratica, liberale, costituzionale e simili, rispetta le libertà democratiche costituzionali, concedendo entro, sia pure, certi limiti legali, anche al proletariato libertà di organizzazione, di riunione, di voto, di stampa, ecc., fin che essa borghesia è in grado, coi potenti mezzi a sua disposizione – scuole, giornali, letteratura, radio, chiesa ecc. ecc. – di influenzare il proletariato, corrompendolo, infondendo in esso la propria ideologia e tenendolo così, supino, docile, aggiogato al proprio carro. Questo è quello che la borghesia era appunto in grado di fare nei tempi in cui il proletariato, nella sua fase di formazione, non aveva ancora acquisito una sufficiente coscienza di classe, e questo poteva ancora farlo la borghesia nel periodo di stabilizzazione della sua economia e di relativo benessere economico.
Non appena però il proletariato, durante il processo della sua formazione storica acquista una sufficiente coesione ed una sufficiente coscienza di classe e maturità politica che gli consente di sottrarsi all’influenza della borghesia, in un periodo di crisi acuta del sistema e dell’economia capitalistica (come lo era stato il periodo del dopoguerra ’19-’21) in cui, per le peggiorate condizioni normali di vita, i conflitti sociali si fanno più cruenti, e quindi, il proletariato sempre più cosciente dei propri diritti, con la sua azione rivoluzionaria tende a conquistare il potere politico… ecco allora la borghesia liberale infrangere e calpestare quelle leggi democratiche da essa elargite (leggi divenute in tali circostanze non più idonee alla loro funzione: assicurare la continuazione del proprio dominio di classe), istituisce il suo corpo mercenario della Guardia Regia e, non essendo ancora questo sufficiente per stroncare il movimento rivoluzionario, ricorre allora ad un nuovo mezzo ancora più efficace: fa sorgere il fascismo!

Il significato storico del Fascismo
Da qui si deduce logicamente che il fenomeno fascista è storicamente da definirsi come la nuova forma di dominio di classe (sott. nel testo) che la borghesia, qualunque sia la sua etichetta politica, è costretta a darsi e a praticare (in vista di riuscire a conservare il suo potere politico - condizione, questa, indispensabile – per assicurarsi il godimento dei suoi beni e dei suoi privilegi di classe), in un determinato momento della sua evoluzione storica, e più precisamente in quella fase storica della decadenza del capitalismo, ovvero, nella fase della rivoluzione proletaria, nella fase cioè in cui il proletariato è maturo per realizzare la sua missione storica dierede della borghesia nella direzione politica della Società…”
Mauro Venegoni, agosto 1943                                                                                                                 https://www.facebook.com/notes/primarosa-pia/scritto-di-mauro-venegoni-operaio-comunista-ucciso-barbaramente-dai-fascisti-ott/10151140897018432 

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